Anno XX, n. 219
aprile 2024
 
Questioni di editoria
Le agenzie letterarie:
famose sconosciute!
Un’intervista a Fulvio Mazza
per capire meglio il loro ruolo
di Andrea Mucciolo
In questo numero proponiamo al lettore un approfondimento sul ruolo delle agenzie letterarie: cosa sono? Cosa fanno? Di quali vantaggi può beneficiare uno scrittore rivolgendosi ad esse e non agendo in autonomia?
A rispondere a queste e altre curiosità su un fenomeno che in Italia non risulta ancora molto diffuso, a differenza degli Stati Uniti, per esempio, è Fulvio Mazza, direttore dell’Agenzia letteraria la Bottega editoriale che, come i nostri affezionati lettori probabilmente sanno, è anche l’editore di questa rivista, di cui lo stesso Fulvio Mazza è peraltro direttore responsabile.
Ci sarà perdonato il duplice conflitto di interessi, quindi, soprattutto considerando che l’argomento è affrontato attraverso un’incalzante, e non priva di spunti critici, intervista condotta da Andrea Mucciolo – scrittore, editor e webdesigner romano, di recente anche fondatore della Galassia Arte edizioni – e pubblicata nel suo Come pubblicare un libro. Come scrivere un libro, cercare un editore e promuovere la propria opera (Eremon edizioni, pp. 150, € 14,00). Un manuale di grande interesse perché affronta i diversi aspetti legati alla filiera del libro dal punto di vista dello scrittore e che non a caso abbiamo già recensito su questa stessa rivista (si veda www.bottegaeditoriale.it/questionidieditoria.asp?id=82) nonché su Bottegascriptamanent (si veda www.bottegascriptamanent.it/?modulo=Articolo&id=919&idedizione=46).
Con questa pubblicazione ci proponiamo di offrire qualche spunto di riflessione e di passare in rassegna le caratteristiche e i servizi principali che un’Agenzia letteraria, come la nostra, può offrire, in attesa di un approfondimento più completo ed esaustivo.
Buona lettura!

La Redazione


Intervista all’agenzia letteraria la Bottega editoriale (www.bottegaeditoriale.it), fondata e diretta dal giornalista e scrittore Fulvio Mazza

Negli Stati Uniti sono molti gli autori che decidono di affidarsi ad un’agenzia letteraria per tentare di pubblicare il proprio libro. Nel nostro paese, invece, questo approccio è poco diffuso. Come mai, secondo voi?
In Italia c’è improvvisazione su tutto. Ciascuno pensa di essere bravo in tutto. Gli autori non sono da meno e cercano il rapporto diretto con le case editrici.
Con il risultato – parlo soprattutto di quelli esordienti o, comunque, “deboli” – che gli editori se ne approfittano e li “spremono” con richieste di contributi a cui corrispondono servizi editoriali (distribuzione e visibilità, in primis) bassi. Ma anche gli autori “forti” rimangono spesso “fregati” da condizioni contrattuali poco trasparenti. Spesso gli editori, purtroppo, non hanno a cuore gli interessi degli autori, anche di quelli appartenenti a tale ultima categoria. Si veda, ad esempio, il caso dei diritti sulle fotocopie (son milioni, di euro!) che la Siae tiene in parcheggio perché ha difficoltà a distribuirli agli autori medesimi. Ma si veda anche il caso dei diritti di traduzione, dei diritti di trasposizione in altre opere (film, antologie, agende, ecc.), delle ristampe, ecc. che molti autori importanti non riescono ad esigere perché, pur avendo poca dimestichezza in ambito giuridico contrattuale, pensano di saper “far da sé” e, invece, rimangono gabbati da editori distratti e/o “furbastri”. È anche vero che, quando un autore arriva a pubblicare la sua opera, se ci sia arrivato da solo o tramite l’assistenza di un’agenzia letteraria non si viene a sapere; c’è quindi una scarsa visibilità del ruolo delle agenzie e una ancor più scarsa conoscenza della professionalità richiesta nel nostro lavoro. Il che risulta in una generale diffidenza – magari basata su quei pochi casi, negativi, che hanno risonanza – e nella diffusa convinzione che chiunque, da un giorno all’altro, possa “inventarsi” agente letterario.

Nel capitolo Agenzie letterarie del presente manuale, si legge: “Se un’agenzia decidesse di rappresentarvi, sarebbe ottimo, ma non dovete assolutamente pagare solo per la rappresentanza, altrimenti, mi pare ovvio, certe agenzie poco oneste potrebbero rappresentare autori con il solo scopo di lucrarci, anche senza farli giungere ad una pubblicazione. Generalmente, il pagamento deve avvenire a contratto firmato con l’editore o, meglio ancora, queste agenzie percepiranno una percentuale sui vostri diritti d’autore, quindi sulle vendite del libro. Quest’ultimo, mi sembra il punto più importante da sottolineare: infatti, se un’agenzia letteraria pretendesse del denaro solo per avervi procurato un contratto di edizione, sarebbe la stessa identica cosa che pagare un editore, il principio è il medesimo: pago e così pubblico. Quale differenza fa, se pagate un’agenzia o direttamente una casa editrice? Inoltre, si manifesterebbe anche il rischio di un accordo a dir poco subdolo tra agenzia e casa editrice, al fine di mascherare un’eventuale pubblicazione a pagamento”.
Condividete ciò che è stato scritto, oppure desiderate liberamente contestarlo?

A mio avviso non si può pretendere che un’agenzia si paghi con i diritti d’autore che, come si sa, gli editori distribuiscono nella primavera dell’anno successivo a quello delle vendite. Mi spiego meglio con un caso concreto. Nel settembre dell’anno scorso abbiamo ricevuto un dattiloscritto che poi è stato pubblicato all’inizio del 2010. I diritti d’autore verranno pagati allo stesso a marzo del 2011. Non crede che sia un po’ ingiusto che chi ha lavorato a settembre del 2009 venga pagato – e solo se il libro effettivamente si vende bene – nel marzo del 2011? L’autore di quel dattiloscritto ci aveva appunto chiesto di compartecipare ai suoi diritti d’autore; ma poi, dopo questo ragionamento, ha aderito alla nostra richiesta di essere pagati all’ordine del lavoro.
Dalla sua analisi manca forse un aspetto che credo sia proprio di tutte le agenzie letterarie o che, quantomeno, appartiene alla nostra: la possibilità di scegliere tra più offerte e di fruire della consulenza di esperti del settore. Non si tratta di mandare un testo ad un editore e “subire” poi le sue condizioni contrattuali. Noi mandiamo il testo a dieci case editrici che selezioniamo preventivamente (anche con il concorso dell’autore stesso) sulla base delle caratteristiche precipue del testo e delle case editrici. Ma il compito che riteniamo sia il più importante è il seguente: quello di analizzare (sempre assieme all’autore) le proposte contrattuali facendo una disamina attenta delle varie clausole proposte e dei diversi punti di forza e di debolezza. E assistendo l’autore nella delicatissima e fondamentale fase dell’effettiva stesura contrattuale (quanti “paracontratti” e “fantacontratti” abbiamo visto senza tiratura prevista, senza parole chiare sull’effettiva distribuzione, senza trasparenza sui diritti d’autore…). Sa cosa abbiamo notato con il passare avanti del tempo? Che anche gli editori “furbi”, sapendo che l’autore è assistito da un’Agenzia letteraria, accantonano le “furbate” e propongono contratti trasparenti.
A tutto questo bisogna aggiungere un aspetto che, del resto, emerge in maniera indiretta dal suo libro. L’autore che si muove in autonomia deve investire energie e tempo in misura non indifferente per svolgere tutta una serie di attività connesse in qualche modo all’obiettivo di veder pubblicata la propria opera (ricerca degli indirizzi email degli editori, stesura delle lettere di presentazione e delle sinossi, spedizione delle lettere, stampa e rilegatura delle copie della propria opera…); si tratta di attività necessarie che richiedono il dispendio di energie, tempo e pazienza (!) che spesso gli autori non hanno o che, legittimamente, preferiscono investire nella “scrittura creativa”.
Un’Agenzia letteraria ha gli strumenti per ottimizzare i tempi e le risorse, conosce le email “giuste” e “meno note” degli editori (le email generiche spesso non vengono lette e si perdono in modo puro e semplice).
Ma, soprattutto, un’Agenzia letteraria otterrà le risposte dagli editori in tempi molto più ristretti rispetto a quanto possa augurarsi l’autore “solo”. Gli editori – anche a causa del numero elevatissimo di dattiloscritti che ricevono – spesso impiegano diversi mesi (i tempi medi sono di quattro mesi) per fornire una risposta (anche se negativa!). Un’Agenzia letteraria, o noi, quantomeno, ha la maggior parte delle risposte in uno o due mesi…

In un articolo pubblicato sulla vostra rivista DireFareScrivere (cfr. www.bottegaeditoriale.it/questionedistile.asp?id=75), voi stessi mettete in guardia gli autori emergenti circa le truffe da parte di alcune agenzie letterarie. Perché avete ritenuto opportuno parlare di questo argomento? Sono veramente molti i vostri colleghi disonesti?
In tutti i settori ci sono onesti e disonesti. Ce ne sono anche, purtroppo, fra i “nostri” colleghi. Attenzione, dunque. Cari autori, fate molta attenzione! Date sempre una fiducia “a breve”; pagate sempre a rate; esigete sempre “report” sull’attività effettuata dall’agenzia.

Quando valutate un testo ai fini di un’eventuale rappresentanza presso gli editori, svolgete ciò in un’ottica del valore letterario o meno di un’opera, oppure, la valutazione viene portata a termine con un pensiero rivolto agli eventuali editori ai quali potrebbe venir proposta? In altre parole: vi è capitato di rappresentare testi che ritenevate di scarso valore letterario ma molto appetibili da un punto di vista commerciale?
Valutiamo entrambi i fattori: sia quello letterario che quello commerciale, con un occhio alla ricettività del mercato dei potenziali lettori. Sì: ci sono capitati testi di scarso valore intrinseco ma di buona vendibilità. Li abbiamo portati avanti ugualmente. Abbiamo fatto male? Riteniamo di no.

Gli editori spesso nemmeno leggono ciò che viene inviato loro, mentre un’agenzia letteraria è pagata proprio per leggere e valutare inediti. Voi siete quindi in possesso di una veduta molto precisa sulle opere dei nostri autori emergenti. Vi chiedo, quindi, con assoluta brutalità: tralasciando il discorso della correttezza grammaticale, quanta mediocrità e povertà di contenuti c’è tra i nostri aspiranti scrittori?
C’è di tutto. Ci sono alcune intuizioni brillanti. D’altra parte, ci sono anche le sciocchezze; ma non buttiamoci troppo giù. Non tutti i testi sono come I Promessi Sposi o come Il Gattopardo. Ma non riteniamo di dover bloccare, a priori, un testo che – anche se magari non sarà un capolavoro – è comunque un buon testo. Anche perché, come è noto, ogni giudizio è soggettivissimo. È il pubblico, è la “massa critica” dei critici (mi si perdoni la ripetizione) che deve stabilire la qualità dei testi. Il Gattopardo, come è noto, docet!

È molto difficile far accettare agli autori un editing sul loro testo? Come reagisce la gran parte degli aspiranti autori nei confronti di eventuali stravolgimenti della loro opera? Che discorsi fate per far capire loro l’importanza di un editing sul loro manoscritto?
Solitamente gli autori sono convinti di averci mandato un dattiloscritto senza alcun errore di editing. Ma, quando facciamo vedere loro – testo alla mano – gli errori che hanno fatto, subito comprendono l’esigenza dell’editing. E, alla fine, ci ringraziano abbondantemente! Abbiamo avuto, in verità, anche qualche autore che, caparbiamente, ha deciso di non farsi riguardare il testo da noi e di andare avanti da solo affermando che il controllo di editing l’avrebbe fatto la casa editrice. Ebbene, la casa editrice il controllo non l’ha fatto (come, al di là di quel che si dice, non fanno mai…). E ora, fra le altre “chicche”, un bel un’, al maschile, compare nel bel mezzo del testo di un libro di un’importante casa editrice napoletana!

Infine: perché gli autori dovrebbero rivolgersi alla vostra agenzia? Quali sono i vostri punti di forza rispetto alle altre? Cosa non dovrebbero aspettarsi gli autori qualora decidessero di rivolgersi ad una agenzia letteraria?
Sulla seconda domanda glissiamo (non ci va di parlar male degli altri). Riguardo alle altre due: un autore che si rivolge alla nostra agenzia otterrà certamente un testo attentamente ricontrollato e otterrà certamente un editore con le migliori condizioni contrattuali possibili. Avrà anche, se vorrà, una prefazione adatta e una buona campagna di marketing e di recensioni.
Non potrà aspettarsi un automatico successo di pubblico. Quello non glielo possiamo garantire…

Andrea Mucciolo

(direfarescrivere, anno IX, n. 91, luglio 2013)
 
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