Il Gladio di Crotone è vivo e vegeto
e offende antifascismo e democrazia
L’emblema del fascismo repubblichino continua a campeggiare
su una collina che domina la città, ex polo rosso della Calabria
di Christian Palmieri
Si compie il periodico giro di boa per ritornare a parlare di quell’elemento monumentale – il Gladio – che sovrasta una delle colline storiche che circondano Crotone, nel Fondo Pignera, nelle adiacenze del parco che ospita il Museo Pitagora.
Un’opera – il “famigerato” Gladio – che certamente non sarebbe potuta essere più divisiva; che nelle intenzioni dell’allora amministrazione cittadina retta dal sindaco, professor Pasquale Senatore leader locale dell’Alleanza nazionale (era il principio d’autunno del 2002) voleva essere di “pacificazione” tra le diverse anime di un triste periodo della storia italiana – tra coloro che fecero la Resistenza e “i ragazzi di Salò” – ma che pure questo effetto non è riuscito a produrre, allora come per il presente.
Un monumento sì divisivo – per quanto oggi profondamente ignorato dalla moltitudine dei cittadini – ma che certo “ingombra”; un monumento che non si connette, cioè, con la realtà storica, culturale e sociale della città, ma che ha espresso ed esprime un’idea politica di parte (e forse non di tutta “la parte”), su cui sarebbe forse utile riflettere oggi – alla luce di una nuova stagione politico-amministrativa – senza faziosità.
“L’inutilità dell’inutile”
Tralasciamo di ripercorrere le vicende che portarono all’innalzamento del Gladio, oltre vent’anni fa: già altre volte questo periodico si è interessato all’argomento (citiamo in merito, come esempio, l’articolo di Alessandro Milito intitolato Il gladio neofascista di Crotone: una nefandezza da cancellare che si può leggere visitando questo link http://www.bottegaeditoriale.it/primopiano.asp?id=274).
Ricordiamo soltanto che la costruzione del Gladio avveniva nel momento in cui, per la prima volta, dopo circa sessant’anni dal lungo ventennio fascista (con il carico di lutti seguito al secondo conflitto mondiale) un’amministrazione dichiaratamente di destra si trovava a governare la città di Crotone.
Si trattava di un momento del tutto particolare, in cui un ampio consenso cittadino aveva affidato al sindaco Senatore (che affondava le proprie radici politiche nel postfascismo) il compito di traghettare Crotone nel nuovo millennio. Era inoltre la stagione dei Governi nazionali di centro-destra; erano gli anni dei tentativi di pacificazione nazionale promossa dall’allora presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, già leader del Movimento sociale italiano e di Alleanza nazionale.
In questo clima, l’allora sindaco Senatore, con un atto proprio (senza momenti di ampia ed eterogenea condivisione sulla scelta del soggetto monumentale) “impose” la sua idea di “pacificazione” erigendo un monumento che sin dalle caratteristiche ideali e simboliche nulla richiamava e richiama al senso e all’idea di riconciliazione, essendo peraltro – il gladio – strumento di battaglia.
E a nulla valse costellare il perimetro della base su cui poggia il tutto con frasi e richiami a tale “ritrovata” pace: l’immagine, in questo caso, è più potente delle parole che non si leggono e non si odono.
Se si fosse voluto veramente un elemento di pacificazione, si sarebbe utilizzato un altro soggetto artistico e non il gladio, richiamo al peggior fascismo.
Ripensare e “ri-qualificare”
Facevamo, dunque, riferimento a una nuova fase politico-amministrativa che la città di Crotone si trova a vivere oggi. Ebbene, molti sono i segnali di un cambiamento, lento, ma continuo, a cui la città è sottoposta.
È il caso di richiamare – allo scopo – alla profonda attenzione dimostrata al decoro cittadino, con un nuovo restyling che dona alla città un’aria di ritrovata “freschezza”: basti pensare alla nuova centralità che ritrovano oggi le aree urbane periferiche e un tempo dimenticate e degradate; basti pensare ai piani di investimento previsti per la riqualificazione urbana e sociale con i fondi del Pnrr; basti osservare gli interventi realizzati, anche in ordine al decoro urbano e alla ridefinizione di una nuova immagine della città di Crotone, per esempio attraverso la realizzazione di una serie di interessanti murales ubicati in varie zone cittadine, opere di importanti autori nel panorama artistico internazionale.
L’esempio dell’importanza dell’arte nella ridefinizione della propria immagine (e, quindi, di riqualificazione) è anche attestato dal recente riconoscimento ottenuto dall’opera dall’artista belga Kitsune, dal titolo “Respirare”, che nell’ambito del concorso internazionale “The best of 2024 Awards di Street Art Cities” ha ottenuto un più che lusinghiero quarto posto.
Lungo tale solco dovrebbe inserirsi, quindi, l’azione di questa amministrazione comunale, fermandosi a riflettere sul senso delle cose simboliche che caratterizzano questa nuova fase della vita cittadina, considerando cioè l’inutilità conclamata di un monumento ingombrante in un luogo centrale ed emblematico della città.
E così, essa dovrebbe riflettere ancora una volta sul senso della propria storia, magari individuando un percorso che, attraverso un concorso internazionale d’idee, possa ridare la giusta dignità a un luogo “oltraggiato” (permetteteci di definirlo così) e riconsiderare e rivitalizzare una volta per tutti quei simbolici elementi che riconoscano realmente e universalmente i veri principi di pace e pacificazione, di unità e concordia.