Anno XX, n. 220
maggio 2024
 
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Per riscoprire il valore dell’amicizia in una società
in cui predominano la solitudine e l’individualismo
Pubblicato da San Paolo, un libro dedicato specialmente ai giovani,
allo scopo di insegnare ad instaurare rapporti interpersonali genuini
di Carolina Leonetti  
«È come togliere il sole dal mondo cancellare l’amicizia dalla vita» scrisse Cicerone nel De Amicitia. L’uomo oggigiorno dice di non aver mai tempo e si sente sempre più solo, anche se è immerso nella moltitudine. Aspetta l’amicizia senza far nulla per offrirla per primo. Intesse continuamente rapporti con persone diverse: parenti, vicini, colleghi di lavoro o compagni di scuola, prende parte ad associazioni e gruppi, ma quanti di questi può definire veri amici e non meri conoscenti?
Amicizia, un dono per vivere (San Paolo, pp. 154, £ 14.000) è un testo intenso indirizzato in particolare agli adolescenti, che lascia il segno nella formazione dei giovani. Atilano Alaiz ne è l’autore (e firma anche l’Introduzione), sacerdote spagnolo con alle spalle una lunga esperienza epistolare, che ha pubblicato diversi saggi in cui affronta temi umani e religiosi.
Se pur d’impostazione prettamente cristiana, il libro riesce ad arrivare al cuore di chiunque, riflettendo su un argomento a dir poco universale che accomuna tutti al di là della diversità di credo o cultura: l’amicizia, riconosciuta dai pensatori di ogni tempo, da Pitagora ad Antoine de Saint-Exupéry, come esperienza indispensabile. Un sentimento che si costruisce giorno dopo giorno, cresce a poco a poco con pazienza e sacrificio, grazie all’impegno di ciascuno a liberarsi del proprio egoismo e a donarsi disinteressatamente all’altro. Non esiste un modello ideale e perfetto, essa è sempre un’avventura, «uno stipendio guadagnato onestamente col proprio sudore» come la definisce Alaiz utilizzando una bellissima immagine.

I giovani: custodi dell’amicizia vera
In una società che insegue valori sempre più effimeri, abbagliata dalla materialità dilagante, questa pubblicazione aiuta a scoprire l’essenza della vita, ciò che la rende davvero degna di essere vissuta. Non per altro Aristotele riconosceva l’amicizia come «il sentimento più necessario per vivere».
L’autore ne analizza i diversi tipi dedicando un’interessante sezione ai rapporti tra genitori e figli, rispondendo con chiarezza al solito quesito, se è possibile essere amici di questi ultimi e non semplici complici. Sofferma, poi, la sua attenzione anche sulle relazioni tra ragazzo e ragazza e sulle frequenti interferenze dell’erotismo qualora i soggetti non abbiano raggiunto una profonda maturità interiore.
Emozionante la storia di Damone e Pizia, grandi amici che vivevano mettendo in comune ogni loro avere, fino al giorno in cui fu scoperto un attentato contro Dionisio, tiranno di Siracusa, e Piza fu accusato di aver partecipato alla congiura. Non potendo provare la sua innocenza, prima di essere giustiziato, gli venne concesso un periodo di tempo per sistemare le sue cose. In cambio Dionisio prese in ostaggio Damone, che avrebbe pagato con la vita se Pizia non si fosse presentato all’esecuzione. Arrivato quel giorno e avvicinatasi l’ora stabilita, nessuno aveva notizie del condannato, e mentre la gente dubitava, Damone non smise di credere nella lealtà dell’amico. Pizia, infatti, arrivò e, abbracciato il compagno, si avviò verso il patibolo. Il tiranno stupito dalla fedeltà dei due amici, graziò Pizia e chiese di essere ammesso come terzo membro nella loro relazione.
E così come la vicenda di Damone e Pizia insegna, l’amicizia sincera non si spegne con il trascorrere del tempo, sfida ogni difficoltà, supera ciascun ostacolo senza paura ed affronta con serenità le prove a cui la vita ogni giorno la sottopone. «L’amicizia educa il cuore dell’uomo a saper convivere», dichiara Alaiz. Essere amici significa vivere un’intensa comunione spirituale, essere presenti nella vita dell’altro diventandone prezioso e sincero custode, per creare così un tutt’uno. Se prima vi erano le due dimensioni dell’io e del tu, con la vera amicizia sorge il “noi”. Ciascuno in assenza dell’altro si sente profondamente incompleto e vuoto. S. Agostino, infatti, nelle Confessioni, riferendosi alla madre osservò che le loro esistenze erano diventate un’unica vita. Tutto questo, però, è frutto di un lungo cammino.
L’autore ironizza, inoltre, sul dettato biblico che definisce l’amico un tesoro, notando che in tanti sono coloro i quali ritengono piuttosto che il tesoro è l’amico. Pensano che l’amicizia sia fatta per i sognatori, perché la vera fortuna è il denaro o il successo. Non sono pochi, ad esempio, i fratelli che condividono ogni cosa in piena armonia fin quando non arriva il momento di dividere l’eredità e all’improvviso sparisce tutto l’affetto. Amici inseparabili che dopo il fallimento economico di uno di loro reclamano spietatamente ciò che gli spetta.
Ecco perché affida ai giovani, più disinteressati e puri rispetto agli adulti, il compito di «far ripartire i cuori fermi».

Gli ingredienti indispensabili...
Tante le testimonianze contenute in Amicizia, un dono per vivere. E numerose le domande che ognuno leggendo si pone, scoprendo quanto spesso il significato sacro dell’amicizia venga banalizzato, e l’amico confuso con chi si conosce in modo superficiale o con chi si condividono solo i momenti di divertimento.
Per costruire un rapporto sincero è necessario imparare a fidarsi e conoscersi a fondo, il tutto accompagnato da un profondo dialogo e dalla condivisione anche dei più intimi segreti. Bisogna deporre ogni maschera e mostrarsi a viso scoperto senza paura di far vedere le proprie debolezze e fragilità. Abbandonare qualsiasi ipocrisia e donare la propria onestà. Non parlare solo di sé ma ascoltare l’altro con interesse, soffrire e gioire con lui. Correggersi e criticarsi nell’intimità, aiutandosi vicendevolmente a migliorare, con l’affetto dell’amico e la schiettezza del nemico. Un proverbio cinese a proposito sentenzia che «quanto più vogliamo gli amici, meno li elogiamo; quanto meno li vogliamo, più gli ossequiamo».
Ognuno deve, però, riuscire a rimanere se stesso, senza tradire la propria personalità ed agendo secondo le rispettive convinzioni. Non bisogna essere uguali, basta essere simili, perché le differenze, accompagnate da un’equilibrata dose di affinità, non possono che arricchire.
Schopenhauer riassume in una breve storiella il rispetto che deve contraddistinguere un sano rapporto di amicizia. In una notte di neve due ricchi sentendo molto freddo si avvicinano per riscaldarsi, ma si pungono reciprocamente così sono costretti ad allontanarsi. Dopo aver provato per la seconda volta, giungono alla conclusione che basta tenersi ad una distanza tale da trasmettersi l’un l’altro calore senza farsi del male.
L’amicizia è un sentimento testimoniato più che con le parole, le quali possono risultare vane e vuote, attraverso i gesti. È sufficiente un abbraccio o anche solo uno sguardo a rendere inutili lunghi discorsi. Basta una telefonata premurosa in un momento difficile; un regalo inaspettato o una gita organizzata all’improvviso per far tornare il sorriso.
Essa, quando è spontanea, è dono di Dio e nel contempo conquista dell’uomo, da alimentare e coltivare quotidianamente. Solo chi ha la fortuna di sperimentare questa esperienza può dirsi davvero completo e realizzato, essendo capace di far conoscere la gioia e la felicità anche nei momenti di peggior sventura. Perché l’amico, come afferma con grande dolcezza l’autore, «è aria pulita, acqua fresca, pane tenero e profumo delicato. Certamente non ci sarà mai l’intemperie, né la solitudine, né il freddo assoluti se porti nel tuo animo la fedeltà di un amico. Per questo, chi ha un amico è l’uomo più ricco della terra».

Carolina Leonetti

(direfarescrivere, anno III, n. 11, gennaio 2007)
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