Anno XX, n. 219
aprile 2024
 
Un editore al mese
DeriveApprodi: una linea “alternativa” e nuova
raccontata su un sito che punta all’essenziale
La casa editrice difende l’editoria indipendente e i progetti culturali,
punta sul sociale e mette in atto un’originale strategia commerciale
di Francesco Mattia Arcuri  
Se fossimo in crociera e stessimo navigando in acque sicure, sapremmo dove stiamo andando e all’arrivo troveremmo anche indicazioni e guide, pronte a servirci la “pappa pronta” su storia e caratteristiche del luogo visitato. Ma siamo naufragati alla ricerca di un posto diverso e siamo giunti a DeriveApprodi (www.deriveapprodi.org), un luogo che non ci si offre immediatamente per conquistare la nostra benevolenza, ma pretende di essere scoperto.
Solitamente il sito di una casa editrice presenta una sezione appositamente dedicata alla propria storia e alla propria linea editoriale, mentre nel caso della romana DeriveApprodi è necessario visitare il suo profilo Facebook. Qui scopriamo che il progetto nasce nel 1992 e troviamo conferma di ciò che comunque l’aspetto del sito e i titoli presenti fanno intuire, ossia che si tratta di un caso di editoria indipendente. Sicuramente questa “incompletezza” di informazioni è una scelta discutibile in un’ottica commerciale, in cui è necessario dare tutto subito e con chiarezza, ma è ovvio che non vi è l’intenzione di uniformarsi a questo atteggiamento di accondiscendenza incondizionata verso gli utenti. Prova di ciò è la sincerità – forse eccessiva – con cui, sotto la voce Proposte editoriali nella sezione Contatti, si dichiara in maniera inequivocabile che non si garantisce alcuna risposta alle proposte inviate e che «i tempi di lettura possono essere molto lunghi».

Un’identità da scoprire
La distanza da quella che è la “normalità” è evidente all’apertura della Home page del sito, nella quale è possibile leggere l’Editoriale de Il giornale. Tra le varie iniziative promosse nel tempo troviamo una proposta di acquisto, valida fino al 30 novembre 2010, di un minimo di 100 libri al prezzo di 1 euro ciascuno, con lo scopo di evitare la distruzione al macero di, appunto, circa 100 titoli (in migliaia di copie) eliminati dal catalogo. Questa decisione trova i suoi fondamenti in due motivazioni, l’una ideologico-culturale, l’altra economica. La prima è un tentativo di evitare di richiamare alla memoria, pure lontanamente, la distruzione fisica della cultura rappresentata dai roghi pubblici dei libri organizzati dai nazisti. La seconda, sicuramente più incalzante, è invece la difficoltà di far fronte alle eventuali spese di giacenza per mantenere i testi nei depositi. Questo secondo aspetto offre importanti spunti di riflessione sugli elevati costi che il mercato spesso impone agli editori, costi non facilmente sostenibili da chi non ha “le spalle grosse” e criticati in maniera chiara da DeriveApprodi. alcune idee più attuali, poi, sono costituite da un avviso, riguardante gli sconti dei quali non si può più usufruire in modo automatico acquistando online e il racconto degli “scudi di libri durante le recenti manifestazioni studentesche”.
Come detto, il sito si apre con Il giornale, un ritaglio della Home page trattato come se fosse una sorta di periodico composto dalle tre sezioni Editoriale, Articolo e Dossier, per quanto le ultime due siano aggiornate alla fine del 2009. Nell’Editoriale del 2 aprile 2010 si legge del decreto firmato dai ministri Claudio Scajola e Giulio Tremonti, col quale sono state abolite le agevolazioni sulle spese di spedizione per gli editori, e si denuncia la ricaduta che tale provvedimento ha anche sui lettori. Questi ultimi, infatti, si ritroveranno impossibilitati a sfruttare i vantaggi economici dell’acquisto diretto dalle case editrici e si rivolgeranno alle «librerie massificate che non curano i cataloghi, che danno per esauriti libri disponibili, che non tengono libri più vecchi di tre mesi».
L’impiego dello stereotipo della massificazione rende chiara la posizione culturale e la linea editoriale di DeriveApprodi, che, in quell’osservazione sui libri che “scadono” dopo soli tre mesi, muove un’accusa, neanche troppo velata, nei confronti dei colossi editoriali che governano il mercato con scarsa attenzione al fattore culturale. La lettura dell’Editoriale, insomma, ci ha permesso di approfondire la conoscenza di questa casa editrice.

Omogeneità tematica e indipendenza
Il sito di DeriveApprodi può essere definito essenziale. Graficamente l’elemento più importante e significativo è la barra rossa nella parte superiore, che da un lato rappresenta il logo presente anche sui libri pubblicati e dall’altro fornisce al visitatore un’idea dello “schieramento” della casa editrice, sicuramente vicina all’ideologia di una sinistra storica, con particolare attenzione all’«agitazione culturale e politica», come esplicitato tra le informazioni della pagina Facebook. Sono inoltre presenti, oltre a un motore di ricerca interno, i seguenti link: Home, Novità, Catalogo, Acquisti e offerte, Newsletter e Contatti. In qualunque pagina ci si trovi, infine, si ha a disposizione sulla destra una colonna contenente le novità editoriali, le riviste di DeriveApprodi, le prossime uscite e un’agenda sugli eventi organizzati per presentare le nuove pubblicazioni.
Sorvolando sull’evidente funzione di Newsletter e Contatti, siamo tratti in inganno da Acquisti e offerte, dove ci aspetteremmo di scovare qualche appetibile occasione, ma in realtà troviamo semplicemente le istruzioni per acquisti direttamente dal sito. Non molto utile anche il link Novità, in quanto il suo effetto è semplicemente quello di far scorrere in basso la Home page, dove, al termine della sezione dedicata a Il giornale, sono appunto presenti le novità, che risultano però interessanti nel modo in cui sono presentate. Cliccando infatti su uno dei titoli si accede alla pagina dedicata, nella quale è presente, tra gli altri, il link ad altri libri della medesima collana ed è possibile leggere una dettagliata descrizione del testo – di cui è pure visibile la copertina – con anche «un assaggio». Quest’ultimo è rappresentato dalla citazione, non breve, di una parte del libro, in grado di stimolare la curiosità del possibile acquirente.
Rappresentative della casa editrice sono anche le numerose collane: Abecedari, Arte, Biblioteca dell’operaismo, Common, Cronache, Fondazione Baruchello, Fotografiche, Fuori collana, Fuori fuoco, Hydra, I giradischi, I libri di DeriveApprodi, Map, Narrativa, Natura umana, Samizdat e Vita activa; e le riviste: Accalappiacani, Forme di vita, Millepiani, Rivista DeriveApprodi e Rivista dolciniana. Vale la pena soffermarsi sulla Biblioteca dell’operaismo, nella quale sono riuniti testi relativi proprio all’ideologia dell’operaismo, che ha influenzato, a partire dagli anni Sessanta, molte delle discussioni interne alla sinistra: un testo indubbiamente emblematico della collana è L’operaismo degli anni Sessanta. Significativa è anche la Rivista dolciniana, intitolata a un precursore di quell’indipendenza ricercata da DeriveApprodi, ossia Fra Dolcino. Egli visse infatti a cavallo del XIII e del XIV secolo e morì sul rogo per aver aderito alla Setta degli Apostolici, la cui predicazione, nell’epoca dei movimenti pauperistici, era apertamente avversa a Roma.
DeriveApprodi si serve per la propria distribuzione di Pde, uno dei maggiori distributori d’Italia.

Un social publishing?
L’analisi del sito di DeriveApprodi offre lo spunto per una riflessione: come detto, per poter conoscere meglio la casa editrice è stato necessario visitarne il contatto suFacebook. È sicuramente scontato criticare la carenza di informazioni sul sito principale, ma probabilmente bisogna leggere in questo anche un esempio dei tempi che cambiano. Le presentazioni istituzionali possono spesso risultare fredde e standardizzate, mentre un social network consente un contatto diretto con i propri lettori, i quali sono portati a notare aspetti sempre diversi di un editore che mostra così un’identità in continua evoluzione. Sul sito, invece, sono i prodotti a parlare, i libri con le loro tematiche, i loro titoli e le loro copertine.

Francesco Mattia Arcuri

(direfarescrivere, anno VII, n. 65, maggio 2011)
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