Anno XX, n. 220
maggio 2024
 
Questioni di editoria
Consigli per autori:
occhio al contratto!
In un articolo de il Quotidiano
ostacoli per letterati e saggisti
di Isabella Marchiolo
Riproponiamo su queste pagine l’articolo Autori, mai senza contratto, apparso nella rubrica Idee e Società de il Quotidiano della Calabria dell’11 ottobre del 2006. Articolo “datato” ma solo cronologicamente: gli scrittori, infatti, sono sempre esposti al rischio di truffe pur di vedere pubblicata la propria opera, la “creatura”, magari, di una vita.
Nel pezzo, la giornalista Isabella Marchiolo propone un’intervista a Fulvio Mazza, direttore dell’agenzia letteraria la Bottega editoriale – nonché (dichiariamo con trasparenza il conflitto di interesse) direttore responsabile della presente rivista – per affrontare il tema del rapporto contrattuale tra editore ed autore.
A cosa deve fare attenzione uno scrittore quando firma un contratto? Quanto deve fidarsi dell’editore che ha scelto (o da cui è stato scelto!)? Quali sono gli elementi di vantaggio da prendere in considerazione? Quali le trappole da cui guardarsi?
Nell’alternarsi delle due voci – dell’intervistatrice e dell’intervistato – si svelano le ombre degli elementi che è bene considerare per evitare spiacevoli sorprese e che spesso vengono trascurate da chi affida la propria opera “alle stampe”. Indicazioni utili per districarsi nelle maglie del mondo editoriale, con gli occhi di chi questo mondo lo conosce.
Regola principale: mai senza contratto! Così come recitava già il titolo originale dell’articolo. Partendo da questo assunto, non così scontato come si potrebbe immaginare, si snoda un’analisi dettagliata dei vari ambiti in cui si possono nascondere i “tranelli”. Riflettori puntati, quindi, sulla distribuzione, sulla promozione, sulla partecipazione ai concorsi. Non è sufficiente, dunque, concentrarsi e soffermarsi sui soli aspetti economici (diritti d’autore, eventuale contributo, ecc.). Al contrario, è importante prendere in considerazione i servizi editoriali offerti all’autore.

La redazione

«Gent. dott.ssa (…), siamo lieti di comunicarLe che entrambe le opere (…) e (…) da voi segnalateci sono state reputate interessanti ai fini di un eventuale inserimento nei nostri piani editoriali. A questo punto è doveroso da parte nostra comunicarLe le modalità di accesso ai piani delle Edizioni (…). La conditio sine qua non per pubblicare con la nostra editrice è l’impegno, da parte di chi pubblica, ad acquistare un certo numero di copie. Per valutare i costi, è inoltre necessario sapere, oltre al numero di copie che si desidera pubblicare, di che formato sarà il libro, di quante pagine, il tipo di carta e la copertina».
Il testo è autentico: se siete autori inediti e avete inviato il vostro dattiloscritto a un editore chiedendo la pubblicazione dell’opera, la risposta che riceverete sarà più o meno questa. Come annunciato, continuiamo a parlare di editoria, e questa volta scendiamo fino all’anello più debole della catena, dove c’è l’autore.
Libri a pagamento, librerie blindate, concorsi letterari truffa, contratti a trabocchetto. Per raggiungere la sospirata pubblicazione di un’opera con il proprio nome sulla copertina, l’autore è esposto a rischi di ogni genere. Lo conferma Fulvio Mazza, direttore dell’agenzia letteraria la Bottega editoriale, che conosce dall’interno l’ambiente dell’editoria, calabrese e non. Per il Quotidiano si cala nel ruolo di avvocato difensore degli autori. E ci spiega come riconoscere le “fregature” e tutelarsi.

Mai senza contratto
Chiariamo subito la posizione nel nostro giornale. Secondo noi un editore non dovrebbe farsi pagare per pubblicare un libro. Un editore dovrebbe investire sui suoi libri. Ma nella consuetudine prevale il primo caso, come candidamente ammette la lettera citata qualche rigo indietro. Fulvio Mazza la commenta così: «Il primo elemento da notare è che, da quanto si evince nella lettera, talvolta l’editore accetta la pubblicazione con l’unica conditio sine qua non dell’acquisto dei libri. Quello che c’è scritto nel testo, l’argomento, l’opera stessa, tutto questo è secondario. Poi l’editore chiede di essere informato su aspetti come la copertina e il tipo di carta da usare… ma queste sono decisioni che spettano proprio all’editore! Se invece la prassi è questa, quale differenza c’è tra un editore e il tipografo sotto casa, a cui potrei portare il mio libro e stamparlo autonomamente?».
Dunque, se le condizioni sono tali, c’è qualcosa che non va. Un segnale è meglio non fidarsi troppo. Detto questo, Mazza non esclude a priori la possibilità che l’autore contribuisca alle spese del libro. «L’importante – precisa – è sapere cosa viene offerto in cambio. Non è bello chiedere ad uno scrittore di pagare il proprio libro, ma può essere giusto suggerire un contributo. E l’autore, deve essere saggio a valutare l’offerta, se gli garantisce migliore promozione del libro, più copie inviate ai recensori, maggior visibilità in libreria».
Un regolare accordo, insomma, scritto nero su bianco nel contratto. Che va studiato e condiviso. «Mai firmare contratti standard – continua Mazza – o accettare di non visionare il testo prima di firmarlo, o peggio accettare sulla fiducia di non riceverlo affatto. Spesso gli autori sono letterati con scarse conoscenze economico-giuridiche. In questi casi è opportuno farsi consigliare da specialisti». E nel contratto ci si può mettere al riparo da molte sorprese spiacevoli.

La distribuzione che non c’è
Una delle frequenti brutte scoperte dell’autore è quella di non trovare l’opera nelle librerie. Controllare senza riferimenti certi (come avviene quasi sempre) sarebbe un’impresa. Per questo, consiglia Fulvio Mazza, «è opportuno inserire nel contratto una garanzia di presenza, anche solo limitata, in alcune determinate librerie».
Ma qui, se il meccanismo non funziona, non è tutta colpa degli editori. La distribuzione può avvenire con la vendita dei testi al libraio oppure con il deposito, sul quale, in caso di vendita, le librerie guadagnano una percentuale del 30%. I piccoli e medi editori (soprattutto per il più oneroso settore della narrativa), spesso scelgono la seconda strada. «Ma è raro – osserva Mazza – che una grande casa editrice lasci i suoi libri in deposito. E se tutti gli editori facessero uno sforzo maggiore per presentare i propri libri in modo appetibile, forse i librai comprerebbero anche dalle piccole case editrici. Invece spesso il problema è all’origine: l’editore stesso non crede nel suo libro, anche perché lo seleziona, spesso in modo insufficiente, e così non prova a proporre la vendita. D’altra parte, la maggioranza dei librai e dei lettori per abitudine è attratta dai titoli pubblicati da gruppi editoriali importanti, o dagli scrittori di best seller. In alcune librerie ho visto con i miei occhi pacchi di libri chiusi e intatti, che probabilmente dopo pochi mesi sarebbero stati spediti indietro alle case editrici. Una cosa molto triste».
Invece per monitorare le vendite e vedersi garantita la percentuale dei diritti d’autore, può servire una clausola contrattuale che impone il bollino Siae su ogni copia in circolazione. «È un servizio – aggiunge Mazza – che la Siae offre senza obbligo di iscrizione. Basta acquistare i bollini».

La promozione
Facciamo un passo in avanti. Il libro è stato pubblicato e si trova in un discreto numero di librerie. Ma, specialmente se è uno dei tanti romanzi che affollano gli scaffali e si contendono visibilità a colpi di recensioni e iniziative culturali, che cosa può chiedere e ottenere l’autore dall’editore per far conoscere la sua opera? Come dicevamo, ogni impegno dipende dalla previsione del contratto. E tra le cose da tenere d’occhio, c’è la lista di contatti dell’editore: «Meglio assicurarsi – suggerisce Fulvio Mazza – se i libri precedentemente pubblicati dall’editore siano stati recensiti, e che – nel contratto – sia previsto che un numero consistente di copie sarà inviato a giornali, tv, critici».

Concorsi o bluff?
Assolutamente da evitare i concorsi letterari di dubbia fama. Dietro molte iniziative del genere si celano pretesti per un business astuto e sorprendente. «Spesso – spiega Mazza – in questi concorsi, specialmente con la poesia, alla fine tutti i partecipanti si trasformano in vincitori. Il premio può consistere nella pubblicazione di un’antologia». Peccato che poi le copie rimangano proprietà di chi le stampa: i fortunati vincitori dovranno comprarle. «Pensiamo – continua Mazza – a un libro di poesie che comprende cento poeti… tra autori, amici e parenti diventa un vero affare».

Fidarsi ma non troppo
Concludendo, sembra chiaro che l’autore non deve peccare di ingenuità. Ma senza esagerare.«Se si valuta e si concorda tutto in contratto – afferma Mazza – poi sarebbe bene rilassarsi, e lasciare che l’editore faccia il proprio mestiere».
E chi non legge a fondo un contratto di edizione, lo fa a suo rischio. Come nel caso di una giovane scrittrice. «Quando le hanno proposto la traduzione tedesca del suo libro – racconta Mazza – ha scoperto di aver ceduto tutti i diritti all’editore italiano, da contratto, tutti i diritti». L’epilogo è paradossale: adesso, per essere pubblicato in Austria, il libro dovrà “rinascere”. L’autrice se lo sta riscrivendo da sola, in tedesco.

Isabella Marchiolo

(direfarescrivere, anno VII, n. 65, maggio 2011)
 
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