Anno XX, n. 220
maggio 2024
 
Questioni di editoria
Dai graffiti alle chat:
così muta la scrittura
Una storia illustrata dei segni
proposta da Edizioni associate
di Antonietta Zaccaro
Immaginate un tuffo nella notte dei tempi attraverso le culture più diverse, un viaggio che vi porta ad attraversare i secoli, un percorso che unisce le varie civiltà del mondo mediante il filo conduttore della scrittura: dai primi graffiti alla videoscrittura, passando per i geroglifici e gli amanuensi; un viaggio che potete fare comodamente seduti in poltrona abbracciando il vostro bambino mentre stuzzicate la sua fantasia mediante le parole scritte: questo è il libro illustrato La straordinaria storia della scrittura (Edizioni associate, pp. 68, € 12,00), nato dall’esperienza compiuta dai bambini della scuola dell’infanzia “Iungi” di Acri (Cs) e messo a punto da Maria Cristina Bonparola e Giuseppa Marchese, insegnanti del suddetto istituto, con le illustrazioni di Antonietta Bonparola. La postfazione redatta dalla dott.ssa Cinzia D’Amico, Dirigente scolastico, spiega i metodi e le finalità educative del volume: «Avvicinare i bambini al misterioso mondo delle parole scritte, educarli al piacere del leggere, significa aprire loro le porte di realtà sconosciute e affascinanti, aiutarli nel processo di maturazione intellettuale».
Il libro è diviso in tre parti: i graffiti, il viaggio della scrittura attraverso i secoli fino al Medioevo e le sue trasformazioni dal Medioevo ai nostri giorni . Quest’ultima parte è arricchita dalle foto e dai disegni con i quali i bambini hanno voluto raccontare la storia della scrittura, prima ancora di averne padronanza. I capitoli alternano immagini e parte narrativa con la descrizione dei segni grafici presi in esame.
Un gesto di grande sensibilità, oltre che un buon lavoro, quello delle autrici del libro, che hanno voluto donare gli introiti ricavati all’Associazione “Susy, sorriso di Dio” per contribuire all’acquisto di materiale didattico destinato a una scuola africana.

I graffiti e la prescrittura
Il nostro cammino inizia partendo dalla Preistoria, esaminando e traducendo alcuni graffiti ritrovati in Africa, Borneo, Australia e Persia. Gli uomini preistorici disegnavano sulla roccia usando dei pezzetti di carbone per il nero e l’ematite per il rosso, il giallo e il marrone; quello ritrovato nel Borneo, era un vero e proprio alfabeto ad immagini grazie al quale i cacciatori e gli esploratori si scambiavano informazioni sui territori di caccia. In Africa alcuni popoli incidevano sulle asce dei messaggi cifrati, che venivano poi portati da un messo senza che questo ne conoscesse il contenuto. Si pensi che in Australia il significato di alcune linee rette e motivi circolari scolpiti su pietra non è stato ancora decifrato dagli studiosi moderni. Chi ha a che fare, invece, con un sistema di spedizioni, probabilmente non sa che più di 12.000 anni fa i Persiani, mediante l’uso di disegni, hanno “inventato” la prima bolla d’accompagnamento della storia. Nella città più antica dell’impero persiano, Susa, gli archeologi hanno scoperto alcuni manufatti d’argilla a forma di sfera, cono e cilindro e dopo attenti studi si è scoperto che si trattava di un metodo di registrazione dei conti: ad ogni forma corrispondeva una certa quantità di bestiame, pane o frutta.

Il viaggio della scrittura attraverso i secoli e i continenti
Continua il coloratissimo viaggio: sul nostro cammino incontriamo le grandi civiltà egizie, greche e romane con i geroglifici, la scrittura lineare e le prime attestazioni latine, evoluzione, forse, del linguaggio etrusco, non ancora del tutto decifrato.
La nostra attenzione si sposta, poi, ai nativi americani, principalmente alle civiltà Maya, Inca e Azteca che scrivevano mediante simboli: i primi usavano i glifi, cioè segni messi in fila verticalmente; i secondi usavano la stessa tecnica maya, ma al posto dei segni si servivano dei colori per dare significato alle forme; gli Inca utilizzavano i cosiddetti quipu, cioè cordicelle di differenti tonalità e di diversa lunghezza che unite tra di loro costituivano una frase. Spostandoci verso l’America del Nord, nei territori abitati dagli Indiani, notiamo che essi, per comunicare, adoperavano i wampum, cioè delle perline di madreperla che, cucite, assumevano diversi significati.
Nel profondo Nord Europa, precisamente in Islanda e Danimarca, circa 2.000 anni fa, viveva una popolazione che incideva su grosse pietre lunghe storie in onore dei suoi eroi: si trattava della scrittura runica, conosciuta da poche persone che per questo erano considerate dei maghi. Nel profondo Oriente, invece, facciamo una sosta in Arabia, dove gli abitanti leggono da destra verso sinistra una scrittura anticamente consonantica, che poi si è evoluta indicando le vocali con un puntino accanto alle consonanti. Questo è il territorio dove ogni civiltà indoeuropea ha avuto origine, dove, tra il Tigri e l’Eufrate, nel IV millennio a.C., è nata la scrittura cuneiforme, prima attestazione ideografica della storia. Attraversando l’Asia ci fermiamo in India, luogo in cui, nella seconda metà del IV millennio a.C. veniva usata la lingua sanscrita, di tipo pittogrammatico, sostituita, poi, dalla scrittura sillabica detta brami. Il nostro viaggio all’interno dell’Asia si conclude nell’immensa Cina, laddove anticamente gli ideogrammi tipici venivano incisi su gusci di tartaruga.

Dagli amanuensi alle chat
Il nostro percorso impone di soffermarci su quei monaci, definiti amanuensi, che nel Medioevo trascrivevano a mano, su pergamena, i grandi capolavori dell’antichità, abbellendoli con preziose miniature. Grazie a queste trascrizioni molte di quelle opere si sono conservate e sono giunte fino a noi. Nel nostro viaggio non possiamo non menzionare la grande rivoluzione di Johann Gutenberg, che a metà del 1400 trasformò un torchio per il vino nella prima macchina a stampa della storia, dotata di caratteri mobili. Da questo momento in poi il mondo della scrittura muterà profondamente. Nel 1714 fu brevettata in Inghilterra la macchina da scrivere ideata da Henry Mill; in Italia fu Camillo Olivetti a produrre in serie questo rivoluzionario oggetto. Nel 1937 Laszlo Birò, di origine ungherese, ma naturalizzato in Argentina, osservando la scia che un pallone bagnato lasciava rotolando per terra, ebbe l’idea della penna che noi tutti usiamo quotidianamente. La biro è dotata di un serbatoio d’inchiostro e sulla punta ha una piccola sfera che, a contatto con la carta, ruota dosandolo. È molto curioso che l’oggetto che fece accantonare la piuma d’oca e il pennino sia stato inventato osservando un pallone! Ed eccoci arrivati negli anni Settanta del ’900, quando negli Stati Uniti d’America venne creato il primo computer, un’invenzione capace di aprire universi immensi per la scrittura. Da allora, grazie al digitale, è possibile scrivere, modificare, memorizzare e stampare documenti comodamente seduti sulla poltrona di casa propria. Il nostro viaggio si conclude qui, ma lascia in sospeso un interrogativo: sarà realmente tutto finito? Le tecnologie avanzano, la civiltà si evolve cercando sempre di migliorare e di fare propria una tecnica, quella della scrittura, la cui origine è da rintracciare nella notte dei tempi, ma ci chiediamo, forse lasciando prevalere la nostra vena romantica: «c’è bisogno di tutta questa tecnologia per apprezzare questo magnifico mondo? Non si rischia di offuscare questo universo meraviglioso?» il Manzoni risponderebbe: «ai posteri l’ardua sentenza».

Antonietta Zaccaro

(direfarescrivere, anno V, n. 43, luglio 2009)
 
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