Anno XX, n. 219
aprile 2024
 
Questioni di editoria
Scrivere senza
“alzare la voce”
Con la seconda puntata voliamo
tra le maiuscole e le minuscole
a cura di Sandra Migliaccio
Nella redazione di un testo è opportuno limitare l’impiego delle iniziali maiuscole ai soli casi di uso corrente e sostanzialmente, quindi, soprattutto ai nomi propri. Le maiuscole danno infatti una percezione, assai sgradevole, di “innalzamento della voce” o di voler enfatizzare qualcosa a tutti i costi, laddove invece le minuscole suggeriscono un gradevole senso di pacatezza espositiva.
Riportiamo qui di seguito i casi più ricorrenti di impiego delle iniziali maiuscole, cercando inoltre di dire la nostra su alcuni dei più diffusi “dilemmi” che spesso intralciano il lavoro di un redattore. Ribadiamo, anche qui, un concetto già espresso in altra occasione ma che riteniamo utile precisare ulteriormente: a volte (andando al di là dello stretto ambito grammaticale) la scelta dell’iniziale maiuscola o minuscola è una connotazione stilistica dell’autore cui bisogna assolutamente prestare attenzione.
Enfatizzare o ridimensionare un termine – impiegando, rispettivamente, la maiuscola o la minuscola – potrà derivare infatti da una precisa valutazione dell’autore, legata al tema trattato, al contesto in cui affronta un certo argomento, alle sue idee politiche, religiose, ecc. Al redattore si richiede dunque la capacità di cogliere questi aspetti e di verificare, comunque, la costanza della scelta dell’autore in tutto il testo, evitando di intervenire alla cieca, semplicemente “imponendo” le regole redazionali. L’autore, da parte sua, dovrà compiere una scelta che sia coerente nell’intero pezzo, manifestando in tal modo la sua precisa volontà.

2 Maiuscole e minuscole

2.1 Nomi propri di persona, soprannomi, pseudonimi ed espressioni antonomastiche

Regola
«I nomi propri di persona, gli pseudonimi, i soprannomi, le espressioni antonomastiche, nonché i termini considerati alla stessa stregua del nome proprio si scrivono con l’iniziale maiuscola».

Commento
Gli pseudonimi e le espressioni antonomastiche, ossia quelle espressioni che in maniera esclusiva e senza dubbio di alcun equivoco, sono riferite ad una persona (o ad una cosa) precisa, vanno in maiuscolo. E le utilizzeremo se il nome vero della persona cui si riferiscono è stato già riportato precedentemente nel testo. Se l’espressione antonomastica è composta da più termini anche questi andranno generalmente in maiuscolo (tranne, ovviamente, le particelle: come, ad esempio, la preposizione articolata dei nel famoso soprannome di Garibaldi Eroe dei Due Mondi).
Riportiamo alcuni esempi:
l'Avvocato (Giovanni Agnelli),
l’Atride (Agamennone),
l'Arpinate (Cicerone),
il Belpaese (l’Italia),
il Caudillo (Francisco Franco),
il Cavaliere (Silvio Berlusconi),
il Creatore / l'Onnipotente (Dio),
il Dottor Sottile (Duns Scoto, Giuliano Amato, Piercamillo Davigo),
il Duce (Benito Mussolini),
l’Eroe dei due Mondi(Giuseppe Garibaldi),
il Flagello di Dio (Attila),
il Führer (Adolf Hitler),
il Papa Buono (Giovanni XXIII),
il Professore(Amintore Fanfani, Romano Prodi),
il Profeta (Maometto),
la Pulzella d’Orléans (Giovanna D’Arco),
il Re Galantuomo (Vittorio Emanuele II),
il Re Soldato (Vittorio Emanuele III),
il Re Sole (Luigi XIV),
il Re Tentenna (Carlo Alberto),
la Regina di Maggio (Maria José di Savoia),
il Vate (Gabriele D’Annunzio, Omero, Virgilio),
lo Stupor Mundi (Federico II di Svevia),
il Temporeggiatore (Quinto Fabio Massimo),
il Tessitore (Camillo Benso di Cavour),
la Vergine (la Madonna).

Un esempio di espressione considerata alla stregua del nome proprio è: i Mille di Garibaldi (ancora lui).

2.2 Denominazioni dello stato e dei suoi enti

Regola
«Lo stato, sia come entità politica che come territorio, si scrive con l’iniziale minuscola. Per gli enti amministrativi bisogna usare la maiuscola per distinguerli dai loro omonimi che indicano il territorio».

Commento
Quando ci riferiamo all’ente politico, utilizziamo quello che è il nome proprio dell’ente medesimo (Regione Lazio, Provincia di Milano, Comune di Torino), mentre quando vogliamo indicarne il territorio utilizziamo lo stesso termine in senso generico. Così, ad esempio, si dirà: In base alla delibera della Regione Lazio del 23 giugno scorso e nel secondo caso La regione Lazio è bagnata dal Tirreno.
Particolare attenzione bisogna porre nei casi come Repubblica Cisalpina, in cui l’aggettivo ha carattere distintivo e diventa parte integrante del nome proprio e dunque va scritto con l’iniziale maiuscola. Una criterio utile per evitare l’errore è quello di utilizzare la doppia iniziale maiuscola (per il sostantivo generico Repubblica, Ducato, Granducato) e per l’aggettivo (Cisalpina, Cispadana, ecc.) solamente nei casi storicizzati e utilizzare invece le regole correnti quando si faccia riferimento all’epoca contemporanea.

2.3 Denominazioni delle zone geografiche

Regola
«I nomi propri di luoghi geografici e quelli di zone geografiche storicizzate vanno sempre in maiuscolo; i nomi di quelle non storicizzate in minuscolo».

Commento
La ratio è la stessa esposta nel commento precedente, per cui i nomi propri vanno in maiuscolo e quelli generici vanno in minuscolo. Scriveremo allora Lunigiana, Maremma, Monferrato, Tavoliere, Terra di Lavoro, ma astigiano, reatino, veronese, casertano.
Quando si corregge un testo (o lo si sta scrivendo), controllare un gran numero di nomi geografici potrebbe determinare un rallentamento eccessivo. È vero che potrebbero esserci nomi geografici, specialmente tra quelli stranieri contenenti parole che iniziano con l’iniziale minuscola (per l’Italia citiamo, a mo’ di esempio, il comune di Santa Maria la Longa, che ha l’articolo in minuscolo). Ma nel dubbio seguiremo la nostra regola, ossia scriveremo tutti i termini che compongono il nome con l’iniziale maiuscola.

2.4 Epoche storiche ed eventi

Regola
«Le epoche (indipendentemente dalla loro durata) e gli eventi storici (se unici nella loro eccezionalità), vanno in maiuscoloSe il nome dell’epoca storica è formato da più termini, va in maiuscolo generalmente solo il primo.
I nomi dei secoli e dei decenni hanno generalmente l’iniziale maiuscola: è preferibile indicare in lettere i secoli dall’inizio del secondo millennio in poi (quando non si voglia indicarli in numero arabo o romano), e indicare quelli precedenti in numero romano.
L’uso della forma d.C. (dopo Cristo) si usa per i secoli fino alla Caduta dell’impero romano».


Commento
Riguardo agli eventi, essi sono sempre nomi propri.
Scriveremo dunque: Decennio francese, Età antica, Medioevo (forma consigliata rispetto a Medio Evo), Novecento, Ottocento, Primo dopoguerra, Secondo dopoguerra, Ventennio fascista.
E ancora anni Sessanta, anni Venti, ecc. Utilizzando le cifre romane scriveremo VII secolo, II secolo a.C., II secolo d.C. Il numero romano precede generalmente la parola secolo. Quando si indica un intervallo di tempo è possibile l’uso del numero romano dopo la parola secolo: i secoli XII-XIV.
Riportando a titolo esemplificativo i nomi di alcuni eventi scriveremo Congresso di Vienna, Gloriosa rivoluzione, Grande guerra, Guerra dei cent’anni, Guerra dei sei giorni, Prima/Seconda guerra mondiale, Rivoluzione francese, Vespri siciliani, Guerra fredda.
Per i nomi di trattati utilizzeremo la maiuscola per il primo termine generico: Armistizio di Villafranca, Pace di Versailles, Patti lateranensi, Trattato di Amsterdam.
Un'applicazione esplicativa: la parola conclave, se usata genericamente va in minuscolo, se invece si riferisce ad un conclave determinato va in maiuscolo; quindi si scriverà: il conclave si riunisce alla morte del pontefice, ma il Conclave del 1978, il Conclave del 2005, ecc.

2.5 Enti e istituzioni

Regola
«I termini comuni indicanti enti e istituzioni vanno in minuscolo. Se però costituiscono la parte iniziale dell’indicazione di un ente specifico vanno in maiuscolo, mentre i termini seguenti vanno in minuscolo quando non delimitino il campo di competenza».

Commento
Alcuni esempi ci aiuteranno a capire meglio questa regola. I termini quali associazione, ente, istituto, ministero, ministro, presidente, in quanto generici, vanno scritti con l’iniziale minuscola. Si tratta, come si può notare, di termini usati nella lingua parlata e scritta in modo colloquiale e discorsivo, senza nessun riferimento specifico. Ma scriveremo, Corte di giustizia europea, Ente regionale per il diritto allo studio perché le diciture in questione assumono delle caratteristiche specifiche, e sono nominate in veste istituzionale. Analogamente: Associazione “Guida Merliani”, Centro culturale-ricreativo “Mirto Crosia”, Centro lettura “Giovanni Pascoli”, Circolo culturale “Gennargentu oggi”, Circolo di studi diplomatici, Fondazione istituto “Gramsci”, Istituto “Luigi Sturzo”, Museo nazionale, Piccolo teatro comunale, dato che sono nomi propri indicanti l’ente/istituzione in questione.
Dagli esempi appena fatti notiamo inoltre come i nomi specifici di associazioni o istituti vadano tra virgolette alte, preceduti dal termine generico in maiuscolo. Similmente si scrive: Ministero della Sanità o Dipartimento della Difesa; in questo caso, però, Sanità e Difesa iniziano in maiuscolo perché indicano un campo ben delimitato.

2.5.1 Chiesa/chiesa: un caso particolarmente controverso

Regola
«Il termine chiesa, sia nel senso di gerarchia ecclesiastica sia nel senso di edificio sacro, si scrive con l’iniziale minuscola. Quando indica la comunità di fedeli che professano una delle confessioni cattoliche va in maiuscolo in quanto diventa un nome proprio. Ciò deve avvenire, però, solo quando viene usata la denominazione precisa e non una generica».

Commento
Scriveremo quindi: «I fedeli hanno contribuito alla ristrutturazione della chiesa», nel senso di edificio sacro, ma: «La Chiesa cattolica si dichiara contraria alla legge sull’aborto» da intendersi come nome proprio di una comunità unita dallo stesso credo religioso. Se, invece, il termine è generico, lo riporteremo con la lettera iniziale minuscola: «La chiesa e lo stato hanno posizioni diverse riguardo alla legge sull’aborto».

2.6 Denominazioni di enti e istituzioni

Regola
«Le denominazioni di enti e istituzioni vanno tra virgolette alte, con il primo termine in maiuscolo e i successivi in minuscolo (salvo che si tratti di un nome proprio, come quello di un personaggio storico, che va tra virgolette alte)».

Commento
La regola ci sembra abbastanza chiara. Le virgolette alte tendono a mettere in evidenza proprio il nome dello specifico ente/istituzione in questione. Facciamo qualche esempio: Associazione “Guida Merliani” , Centro culturale-ricreativo “Mirto Crosia”, Centro lettura “Giovanni Pascoli”, Circolo culturale “Gennargentu oggi”, Fondazione istituto “Gramsci”, Istituto “Luigi Sturzo”.

2.7 Denominazioni di premi

Regola
«Le denominazioni dei premi si scrivono tra virgolette alte e in maiuscolo. Se accompagnate dalla parola “premio”, questa va in maiuscolo. I premi entrati nell’uso corrente possono essere scritti senza virgolette».

Commento
Come abbiamo visto a proposito dei nomi di associazioni o istituti, anche i nomi di premi – quali ad esempio, lo “Strega”, il “Bancarella”, il Premio “Flaiano” – vanno in maiuscolo in quanto nomi propri, mettendo tra virgolette alte il nome specifico per dargli evidenza.
Scriveremo però Premio Nobel per la Letteratura, dunque senza virgolette, perché anche la denominazione è diventata parte integrante del nome.

2.8 Movimenti culturali, filosofici, politici, religiosi e loro adepti

Regola
«I nomi di movimenti culturali, filosofici, politici, religiosi vanno in minuscolo. Vanno però in maiuscolo quando vengono intesi come epoche o periodi storici. I nomi degli adepti di tali movimenti vanno in minuscolo».

Commento
La ratio è presto detta: i movimenti culturali, filosofici, politici e religiosi in sé non hanno una precisa caratterizzazione temporale. Sicuramente c’è un momento di massima presenza e forza, ma chiaramente, per esempio, gli umanisti non sono esistiti solo nel Quattrocento, i fascisti solo durante il Ventennio o i cristiani solo durante la predicazione di Gesù. Quindi, i nomi a essi riferiti li scriveremo in minuscolo.
Invece, se li intendiamo come epoche o periodi storici, vanno in maiuscolo, perché delimitano un chiaro arco temporale, e quindi sono “pienamente” nomi propri.
Scriveremo allora fascismo, rinascimento, umanesimo, e poi cattolici, francescani, islamici, marxisti. Ma scriveremo Fascismo, Rinascimento, Umanesimo, se questi termini vengono utilizzati per indicare una determinata epoca storica, in cui il riferimento temporale costituisce elemento costitutivo (caso esemplare è nei titoli: per esempio Il Rinascimento in Toscana).

S. M.

(Si ringrazia per la collaborazione Maria Gulino)

(direfarescrivere, anno II, n. 5, giugno 2006)
 
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