Anno XXI, n. 231
maggio 2025
 
Questioni di editoria
Scoprire se stessi
per scrivere meglio
Da Dino Audino, un manuale
per aiutare lo scrittore creativo
di Francesca Ielpo
L’atto della scrittura comprende intorno a sé magia e ispirazione. Si immaginano i più grandi scrittori seduti di fronte a scrivanie colme di stropicciati fogli bianchi, mozziconi di sigarette, bicchieri dal contenuto alcolico: tutti segni distintivi dell’irrequietezza di idee e gesti. E tutto questo è sintomo, nella fantasia dei lettori, di creatività. Una parte di tale leggenda, dal carattere per lo più raffigurativo e visuale, è pur vera, ma Jack Heffron, affermato scrittore ed editor, già insegnante di scrittura creativa per anni, la smentisce. Lo fa nel suo manuale Il libro delle idee per la scrittura. Superare la pagina bianca attraverso centinaia di spunti ed esercizi (Dino Audino editore, pp. 142, € 16,00). Lo scrittore sa bene quanto la trasmissione di pensieri su “papiro” necessita di un lavoro al contempo spirituale e razionale.

Un cammino con se stessi a portata di calamaio
Ventotto capitoli che sembrano quasi portare alla ricerca di se stessi. Se in essi non si sottolineasse che lo scopo è la scrittura, il superamento del trauma della pagina bianca e la ripresa dell’attività scrittoria dopo lunghe pause giustificate da una quotidianità che fa fatica ad adeguarsi alle esigenze più intime, si potrebbe essere tratti in inganno e prepararsi, come davanti ad un qualunque altro libro sull’autostima, ad un cammino in cui prendersi per mano da soli. Pronti a colloquiare con la propria anima, con la propria consapevolezza perduta.
E invece non si può sbagliare strada; nel capitolo Alla ricerca delle idee si legge: «Se farete della scrittura un’abitudine, scoprirete che le vostre idee non hanno fine. Gli scrittori che ammiriamo – o invidiamo – potrebbero essere geni il cui talento fa sembrare piccolo il nostro, ma molto più spesso sono persone che si impegnano, che l’anno scorso si sono alzate ogni mattina alle cinque per pubblicare romanzi di settecento pagine». Ecco la dose di razionalità di cui parlavo prima: la scrittura come sfogo creativo, illuminazione, epifania esistenziale o, nella maggior parte dei casi, come piacevole abitudine. Un romanzo, infatti, non è altro che l’accumulo di pensieri, che come materia prima sono sorprendenti intuizioni; solo una volta limati e intrecciati con le dovute pazienza e dedizione danno una vita a un lavoro sensato per la collettività e per se stessi. Ma i pensieri e le idee raddoppiano se la mente è atta a recepirle, prima che a produrle. Scrive Heffron: «Questo libro vi aiuterà ad analizzare le vostre idee, ad approfondirle per valutare le loro potenzialità, e ad averne di nuove». Averne di nuove, lavorando sull’idea stessa di scrittura come attività ed elaborazione assidua, su se stessi, sugli altri (famigliari, amici, colleghi di lavoro), sulla realtà che ci circonda e infine sulla forma.
La scrittura è un’“abitudine”: questa la struttura portante su cui si costruiscono i primi capitoli Alla ricerca delle idee, I nemici della creatività, Prepararsi a scrivere. Heffron invita il lettore/aspirante scrittore a vedere nella quotidianità ciò che è necessario affinché l’inchiostro venga impresso in modo produttivo sulla carta. Come? Allontanandosi da preconcetti che vedono l’atto creativo come inutile e fine a se stesso e ritrovando la bellezza e la sorpresa in ogni casuale giorno. Eppure, per scrivere abbiamo bisogno di tecniche. A noi la scelta: scrittura libera, brainstorming, scrittura automatica, creazioni di liste, clustering, ecc. Insomma, vi è bisogno di esercizio e organizzazione.
Invece, in capitoli quali Essere se stessi, Conoscere se stessi, What’s your road man?, Liberare la rabbia tra le pagine Heffron suggerisce al lettore consigli pratici per rendere facilmente revisionabile la propria personalità, al fine ultimo di trarne spunti per racconti e altre storie. Partendo dal conoscere le nostre preferenze, potremmo facilmente arricchire lavoro e personaggi caricandoli di dettagli, che altrimenti sfuggirebbero: «Se un personaggio vi dà filo da torcere, dategli una canzone o un cibo preferiti e mostratelo mentre se li gode. Senza la necessità di spiegare il personaggio, mostrerete qualcosa di significativo su di lui».
Validi suggerimenti vengono ancora dati in La famiglia come forme d’idee e Le forme dell’amore, in cui ci si sofferma sulle persone più care, parte della nostra vita. La loro osservazione è inevitabile e automatica, e sulla noia che li appanna potremmo intravedere storie interessanti da raccontare: «sogni infranti, bisogni non soddisfatti, rancori, rituali, segreti, menzogne, lotte fratricide e delusioni croniche».
L’autore non può poi non soffermarsi sullo spazio e sul tempo, come fa in Ricreare i luoghi del passato, Inventare i luoghi, Registrare la realtà. Qui il lettore impara a scoprire l’insolito e il nuovo in ciò che si conosce o in ciò che ci si inventa: «un mondo evocato intensamente sarà esotico per quelli che non lo conoscono bene e permetterà a quelli che lo conoscono bene di vederlo con occhi diversi».
La forma, I personaggi, Strutturare la storia, Il punto di vista, L’ambientazione, L’incipit, Il Finale vedono un Heffron nelle vesti di un buon teorizzatore e professore che, in quanto tale, si sofferma sull’aspetto formale del testo e su come renderlo praticamente funzionante a partire dagli elementi base, insiti nei concetti stessi di testo e di scrittura. Ma l’autore tiene a precisare: «Imparate l’arte, usate quello che fa al caso vostro e tenete presente che ogni pezzo è una nuova sfida, un partire da zero. Trovare la forma migliore per le vostre storie richiede qualche sforzo in più».

Inventio ed elocutio
Ebbene, tutto ciò che prima è stato esplicato dimostra quanto la struttura del manuale sia ben delineata: si inizia con il conoscere le caratteristiche insite della scrittura e dello scrittore. Solo dopo si procede con ciò che è puramente formale e necessario ai fini di una lettura scorrevole, piacevole e soprattutto adeguata allo scopo.
Un manuale che intreccia le “antiche” inventio ed elocutio: creatività ed elaborazione.
L’eccezionalità dell’opera è data dai numerosi esercizi che, al termine di ogni capitolo, Heffron offre a chi legge, affinché crei ed elabori, trovando la giusta dose di pragmatismo in un atto un po’ trasognante, quale la scrittura creativa.

Francesca Ielpo

(direfarescrivere, anno VIII, n. 80, agosto 2012)
 
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