Negli ultimi anni, con l’avvento di fenomeni quali Harry Potter e Geronimo Stilton, il consumo di letteratura per ragazzi ha subito una notevole impennata. Maghetti, streghette e topi parlanti hanno invaso le librerie e i comodini dei più piccoli. Ma, se capovolgiamo la situazione, notiamo che non sono tantissimi i ragazzini dalle velleità letterarie. Sul banco degli imputati, i videogiochi, la solita tv e in parte Internet, rei di aver sostituito, nell’immaginario infantile, le fiabe raccontate dalla nonna attorno al fuoco e di aver reso i piccoli dei fruitori passivi anche di fenomeni letterari. Di certo, l’innata fantasia dei ragazzini va adeguatamente spronata. Spesso i bambini più piccoli, per la spontaneità delle loro trovate, vengono definiti “poeti involontari”. Ma cosa succede quando un ragazzino, compiuti i 9-10 anni, inizia a trovare un semplice tema scolastico noioso quanto il lavoro de Il piccolo scrivano fiorentino? Lo sa bene Luisa Mattia, autrice di libri e trasmissioni per ragazzi (tra cui la famosissima Melevisione), che ha ideato un modo creativo e stimolante per incoraggiare i più piccoli a cimentarsi con la scrittura. Tra le sue opere: Scrivere, io? Manuale di scrittura per ragazzi (Lapis edizioni, pp. 128, € 14,50). Il libro, dal tratto fresco e moderno, illustrato dalla disegnatrice e scrittrice Francesca Rossi, è capace di colpire nel segno e di attirare un target di giovanissimi.
Infrangere le regole: un must
Luisa Mattia parte da un presupposto: scrivere deve essere un divertimento, non seguire un libretto di istruzioni. L’autrice gioca con i giovani lettori, li interpella, ne stuzzica fantasia e senso critico. Iniziando, addirittura, con una provocazione: fare a pezzi il peggior nemico degli studenti, un foglio protocollo da compito in classe (riprodotto realmente nel libro in scala ridotta), per liberarsi una volta per tutte del dettame perentorio degli insegnanti, reso traumatico dallo scorrere inesorabile del tempo. L’intento, però, non è un distruttivismo fine a se stesso. Infatti, i brandelli di carta sparsi potranno essere reinventati con libere associazioni di parole e immagini. Ogni pezzo di carta, a seconda della sua forma, potrà “significare” qualcuno o qualcosa. Una mossa dal sapore vagamente dada che sottintende il leitmotiv del manuale: il mondo è pieno di storie nascoste, spetta a noi scoprirle. E, soprattutto, la stessa storia potrà essere raccontata in modo diverso a seconda del punto di vista. Ad esempio, l’autrice riprende in mano una fiaba evergreen come Cappuccetto Rosso e la fa raccontare sia dal lupo che dalla piccola protagonista, ma – e qui sta la novità – in soli 140 caratteri: quanto un sms. Un metodo utile e creativo per sviluppare una dote importantissima come la capacità di sintesi, prendendo spunto da elementi inaspettati.
L’autrice “sguazza” perfettamente a suo agio nel mondo dei giovanissimi, non solo per il lessico attuale e i rimandi alle tecnologie ma anche perché, in uno dei capitoli, sviscera nientemeno che l’argomento tabù per eccellenza. Il titolo dice tutto: Proibito! Storie di cacca, puzze, pipì e altre schifezze…. Luisa Mattia arriva a scomodare addirittura Dante Alighieri: proprio lui, il Sommo Poeta, non si faceva tante remore a collocare i dannati in un mare di letame. Questo perché tutto, proprio tutto, può servire ad allenare la propria vena immaginifica e goliardica. Ma anche critica. Perché l’ispirazione, spiega l’autrice, può nascere anche dalla rabbia per le cose che non vanno.
“Eroi” e “maestri” di carta
Luisa Mattia invita i giovanissimi a costruirsi un proprio modello del mondo dal quale partire per inventare una storia di tutto rispetto. Che vuole un protagonista, certo; ma anche dei comprimari, tra cui l’immancabile antagonista, un mentore, un guardiano, un messaggero, un personaggio ambiguo e un imbroglione. Per cercare la propria storia si può partire da collegamenti in apparenza casuali, come quelli del mazzo di carte dei Tarocchi: personaggi diversissimi che possono condurre a interessanti sviluppi. Utile è anche la scelta del titolo, che deve saper intrigare il lettore senza essere banale, e lo sviluppo della storia, composto da varie tappe di narrazione.
Naturalmente, come gli eroi romanzeschi, anche gli scrittori in erba avranno bisogno di maestri, guide, consiglieri. Così, Luisa Mattia propone una serie di compagni di viaggio non convenzionali: giganti della letteratura mondiale di tutti i tempi, proposti ai giovani lettori-scrittori come fonti a cui attingere per i loro capolavori.
Oltre al già menzionato Dante, non può mancare Gianni Rodari, pilastro dei libri per ragazzi, ma anche autori diversi per stile come Lewis Carroll, Jack Kerouac, Georges Simenon e Jules Verne. Chiude idealmente il libro una carrellata di grandi scrittori alle prese con le loro piccole manie letterarie: un invito a lasciar parlare la propria ispirazione e ad essere un po’ folli, quando serve. E, per chiudere in bellezza, l’autrice lascia completa libertà espressiva ai giovani lettori: ha infatti riprodotto alcuni fogli (a righe, a quadretti, addirittura lo schema di un fumetto) da fotocopiare per mettere su carta la propria creatività.
Una trovata ammirevole
Niente è difficile come scrivere per i ragazzi, si sa. Soprattutto se il testo in questione si propone di inculcare ai giovanissimi l’arte dello scrivere. Ma, in questo, il libro di Luisa Mattia se la cava egregiamente, dimostrando che scrivere manuali per ragazzi non significa impartire una serie di regole, magari stilate in tono serioso o, al contrario, eccessivamente “compagnone”, da gomitata ammiccante. Perché più il tutto è artefatto, più i ragazzi (che hanno due antenne lunghe così) se ne accorgono. Bisogna prima di tutto immaginarli come esseri pensanti, alla continua scoperta della complessità del mondo. Ed è proprio questo che va stimolato in loro: il non fermarsi a una sola prospettiva, anche se è quella più rasserenante.
Ecco il segreto del libro di Luisa Mattia, un’autrice dall’intento ammirevole che, per un attimo, riesce a far dimenticare la saggia, sconsolata affermazione de Il Piccolo Principe di Antoine De Saint-Exupéry: «Tutti i grandi sono stati bambini una volta, ma pochi di essi se ne ricordano».
Angela Patrono
(direfarescrivere, anno VIII, n. 78, giugno 2012)
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