Anno XX, n. 218
marzo 2024
 
In primo piano
Elucubrazioni forse (non tanto) inattuali
sulla scorsa consultazione referendaria
Indetta per abrogare parte della legge sulla procreazione assistita,
è andata deserta: quali ne saranno gli effetti per il cittadino medio?
di Mariella Arcudi
Il 12 e 13 giugno del 2005, come si sa, si è votato per quattro referendum abrogativi di una parte della legge n. 40 del 2004 – con cui si regola, con modalità fortemente restrittive, la procreazione assistita –, che è stata approvata dopo una lunga diatriba che ha diviso le forze politiche e sociali ed ha creato due schieramenti “trasversali” contrapposti. Riprendere la questione sembrerebbe “inattuale”, ma guardiamo alle recenti dichiarazioni via via pronunciate senza soluzione di continuità dal pontefice Benedetto XVI, dal cardinale Camillo Ruini, da L’Osservatore Romano e dalla Conferenza episcopale italiana (Cei) sulla laicità dello stato, sulla revisione del Concordato, sulla pillola abortiva Ru486, sulla legge 194 relativa all’interruzione volontaria della gravidanza, ecc., e al modo prono con il quale esse sono state accolte dalla quasi totalità delle forze politiche italiane.
Ecco, allora, che ci rendiamo conto che il risultato referendario ha aperto una nuova stagione di palesi interferenze da parte della chiesa cattolica negli affari dello stato italiano.
Particolarmente gravi, poi, ci appaiono gli ultimi “anatemi” contro agnosticismo e relativismo, posizioni filosofiche notoriamente nonviolente e tolleranti. Allora sono preferibili il dogmatismo e l’integralismo?

Libertà per la chiesa, ma anche per lo stato italiano
Nessuno vuole mettere certo in discussione il pieno diritto della chiesa cattolica a rivolgersi in assoluta libertà ai propri fedeli. Anzi, se questo le fosse impedito, come lo è in alcuni paesi, noi saremmo i primi a lottare – seguendo i dettami di Voltaire – perché questo non avvenga.
La questione è un’altra. L’articolo 7 della Costituzione della Repubblica italiana sancisce che «Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani». Ciò significa che i due enti non devono interferire, come è normale nel diritto internazionale, nelle vicende interne dell’altro stato.
Esemplificando, avete mai sentito un uomo politico italiano esprimere un parere su un conclave o, ancor peggio, invitare i prelati a designare un candidato al soglio pontificio, piuttosto che un altro? E, allora, non è una violazione della Costituzione e dello stesso Concordato, inserito nel medesimo articolo 7, che lo Stato del Vaticano inviti i cittadini italiani – per di più la domenica, quando le campagne elettorali o referendarie sono proibite – non solo a votare in un modo o nell’altro, ma, addirittura, ad astenersi, cioè a non esercitare un proprio democratico diritto politico? E i continui appelli al parlamento e ai politici? E l’esprimere giudizi su leggi emesse dal parlamento italiano e ratificate dalla volontà popolare, come la suddetta legge 194?
Ribadiamo: la chiesa è libera di esprimersi su ogni questione, particolarmente in quelle che ritiene attinenti alla sfera della morale, e di appellarsi ai propri fedeli, ma non certo esercitando manifeste pressioni politiche e interferendo con la vita civile di un altro stato.

I quattro referendum
Tornando ai quesiti referendari, ricordiamo che riguardavano: il limite posto alla ricerca clinica e sperimentale sugli embrioni; le norme che restringono l’accesso alla fecondazione artificiale; le norme sulle finalità e sui diritti dei soggetti coinvolti; il divieto di fecondazione eterologa.
Il primo quesito proposto dal Comitato referendario voleva eliminare quegli articoli della legge che, vietando la ricerca scientifica sulle cellule embrionali, impediscono di curare al meglio malattie come il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson, la sclerosi e il diabete.
Il secondo quesito mirava a cancellare alcune restrizioni incomprensibili, tra cui l’obbligo di creare “in vitro” non più di tre embrioni, l’obbligo di trasferirli con un unico e contemporaneo impianto nell’utero della donna, il divieto di “crioconservazione” degli embrioni.
Il terzo chiedeva l’abrogazione totale dell’articolo 1 della legge – che introduce il cosiddetto “diritto del concepito” – per evitare che i diritti dell’embrione siano equiparati a quelli delle persone già nate.
L’ultimo quesito, puntando a eliminare il divieto di utilizzare un gamete esterno alla coppia, voleva riaffermare il principio di uguaglianza, secondo cui tutte le coppie sterili dovrebbero avere gli stessi diritti ad accedere alla fecondazione eterologa, che allo stato attuale, essendo praticabile solo all’estero, sarebbe possibile soltanto per i più benestanti.
Vediamo in che modo ha vissuto l’evento del 12 e 13 giugno una coscienziosa cittadina come me, che è andata a votare (in favore del “sì”, cioè per la tutela della salute e dei diritti civili degli italiani), fiduciosa che la scadenza referendaria non sarebbe stata snobbata dalla maggioranza degli elettori.

L’attesa speranzosa di una cittadina qualunque il 12 giugno...
In Italia, tra oggi e domani, tutti gli individui maggiorenni avranno la libertà e la responsabilità di scegliere la via migliore per garantire la propria salute e quella dei posteri, permettendo così a ciascuno di godere di una migliore qualità della vita.
Ci sono tanti problemi nella nostra “piccola” nazione. Ce ne sono sempre stati, in tutti i settori, ma, facendo un po’ attenzione, ci si accorge che la salute della popolazione italiana è una faccenda tra le più serie, di quelle più “grosse”.
Ma guarda che fortuna! Ognuno di noi, finalmente, deciderà, votando con il mezzo più democratico che esista, quale sarà il suo futuro di cittadino, depositario di diritti, e anche quello della ricerca medica italiana e, perciò, sarà certamente felice di farlo.
Felici saranno i giovani studenti, appena diciottenni, che potranno esprimere per la prima volta, liberamente, il proprio pensiero su questioni così rilevanti.
Felici le madri, perché avranno una speranza in più di poter avere figli, anche quando la natura è loro avversa, e perché avranno anche la serenità che essi nasceranno sani.
Felici gli uomini, che sentiranno meno il peso della vecchiaia, visto che molte patologie degenerative potranno essere presto debellate.
Felici i medici ricercatori, che potranno sconfiggere gravi malattie congenite, di cui per il momento possono essere soltanto alleviati alcuni sintomi.
Felici certamente la maggioranza e l’opposizione – i politici, insomma –, che con una spesa mille volta inferiore, in favore della ricerca genetica, potranno abbattere gli esorbitanti costi per le spese farmaceutiche e per i continui ricoveri ospedalieri, nonché cancellare i gravosi debiti degli enti sanitari locali.
Felice persino la chiesa, che ama tanto le mamme, i papà e i bambini – le famiglie, insomma. Gesù, in fin dei conti, faceva i miracoli proprio per alleviare le sofferenze umane (e adesso lo potrà fare pure la scienza!).
Dunque, tutti i membri di questa “responsabile” brigata saranno felici: il Belpaese diverrà finalmente, con la possibilità di curare le malattie croniche e invalidanti, un luogo più sano, più moderno e più produttivo.
Sono sicura che le persone abbiano compreso perfettamente l’importanza delle soluzioni offerte dalla ricerca medica più avanzata, che riguardano i problemi della “loro” salute.
Pertanto, mi aspetto, speranzosa, che saranno realmente pochi i cittadini che si faranno influenzare da alcune sconsiderate affermazioni, come del resto è già avvenuto a proposito dei referendum sul divorzio (1974) e sull’aborto (1981), largamente vinti dalle forze progressiste.

...e il triste epilogo del 13 giugno
Si sono appena saputi i risultati definitivi dell’affluenza alle urne. Ed è scesa la “notte” su questa “Italietta”: non si è raggiunto il quorum. La gente ha disertato le urne: non ha votato neppure il 25% degli aventi diritto. Che vergogna!
La maggior parte dei giovani studenti sono stati più felici di godersi una piacevole gita fuori porta, anziché esercitare il loro diritto di voto.
Molte mamme sono state più felici di andare a messa, dove il prete le ha benedette, raccomandando loro di non votare.
Ma, forse, per una macabra fatalità, qualcuna non sa ancora che, dentro di sé, sta crescendo un bimbo destinato a nascere con una patologia grave come il diabete, o con una malattia autoimmune, o del sangue, o degenerativa. Suo figlio sarà destinato a soffrire per sempre, a non essere mai come gli altri bimbi sani, a pagare così la leggerezza dei suoi genitori. Anche tanti papà, infatti, sono rimasti tranquilli e contenti al “Bar dello sport”, a parlare di calcio con gli amici.
A pensarci bene, saranno soddisfatte pure le multinazionali dei farmaci, che impongono il prezzo da far pagare ai cittadini gravemente infermi. Costoro, per attenuare le sofferenze e le paure causate dai malanni, dovranno per tutta la vita ricorrere alle costose medicine prodotte dalle suddette aziende farmaceutiche, rimanendo così degli ammalati cronici.
Felici saranno, infine, i capi della chiesa, perché il fallimento del referendum ha salvato da pratiche sconce le cellule staminali dell’embrione e, quindi, la sua “dignità”, anche se ciò significherà patimenti, tribolazioni, angosce e morte per la parte meno fortunata dell’umanità (proprio quella che la chiesa dovrebbe accudire con maggior spirito di carità).
Le informazioni scientifiche di cui dispongo – a tutti accessibili – mi hanno dato, infatti, la certezza che le cellule staminali embrionali, avendo una capacità di riprodursi e di differenziarsi nettamente superiore rispetto alle staminali adulte, sono più indicate e funzionali per la ricerca medica.
Mi accorgo oggi, ancora una volta, ma con più rabbia e impotenza di prima, che questa è l’Italia: una nazione in cui gli interessi economici di pochi prevalgono su tutto il resto, dove la “dignità” di una cellula embrionale vale più del diritto alla salute e alla vita di una, di cento, di mille persone!
E la minoranza di persone che pensa con la propria testa, che decide autonomamente, dove potrà andare a curarsi seriamente o a praticare la fecondazione eterologa?
Magari in un altro stato europeo, più libero e più laico. Infatti, le regole vigenti in materia nei principali paesi europei sono più comprensive e prevedono anche l’inseminazione eterologa; in Gran Bretagna, addirittura, si consente di praticare la fecondazione artificiale persino alle donne single.
Gli altri italiani, obbedienti ai diktat clericali, resteranno qui, felici, a crogiolarsi nell’inettitudine, ma con la promessa del “paradiso”, che chissà dov’è (forse... nella cattolicissima Spagna, visto il nuovo corso politico laico e progressista inaugurato dal leader socialista Josè Luis Rodriguez Zapatero?).

«Il mondo ha bisogno di libera ricerca»
Sarebbe bastato poco: riflettere, senza ascoltare le troppe voci di parte, e rendersi conto che un paese veramente democratico necessita della partecipazione attiva dei cittadini. Solo così una nazione dimostra il suo grado di civiltà, solo così la gente può chiedere che vengano, sempre e prima di tutto, rispettati i propri diritti.
Come giustificare, del resto, quelle persone che, a distanza di circa trent’anni dal consenso espresso verso il divorzio e l’aborto, si sono involute nel pensiero e nella volontà, tanto da ignorare i quattro referendum che proponevano di far star meglio tutti?
Forse, a ben riflettere, non è cambiato poi molto nella testa della gente, rispetto a cinquant’anni fa, quando uno dei più grandi filosofi del Novecento, Bertrand Russell, pensando proprio alla libertà di ricerca scientifica e rivolgendosi all’ottuso mondo che lo circondava, disse che: «Il mondo non ha bisogno di dogmi; ha bisogno di libera ricerca» (da Perché non sono cristiano, Longanesi).

Mariella Arcudi

(direfarescrivere, anno I, n. 1, dicembre 2005)
 
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