Anno XXI, n. 233
luglio 2025
 
In primo piano
Gerardo Passannante: il cantore
delle civiltà e dei conflitti interiori
Una scrittura colta e sperimentale multiforme
che include pure un progetto narrativo monumentale
di Guglielmo Colombero
Gerardo Passannante incarna quella multiforme e polivalente ispirazione letteraria di ampio spettro, capace di navigare fra la narrativa classica e la poesia introspettiva, ma che si caratterizza soprattutto nell’appassionante itinerario tematico del romanzo storico.
Epico e monumentale, di una portata forse mai vista, Il declino degli dèi è la sua opera magna iniziata oltre vent’anni fa e ancora parzialmente in fieri (sedici volumi di cui cinque già pubblicati): la ricostruzione degli eventi che determinarono il tracollo di un impero si abbina all’indagine profonda sui moti interiori dei suoi personaggi (fra tutti spicca Diocleziano, fondatore della tetrarchia a cavallo fra il III e il IV secolo d.C.) e sulle dispute filosofiche fra pagani e cristiani.
Un affresco poderoso e affascinante di una civiltà al tramonto, che riecheggia lo spirito dell’epopea come nei ciclici Venti di guerra (Bur, pp. 720, € 16,00) e Guerra e ricordo (Bur, pp. 880, € 18,00) di Herman Wouk, ma anche le venature di un travaglio interiore di La storia (Einaudi, pp. 640, € 15,00) di Elsa Morante e l’impassibile distacco da una materia costellata di inenarrabili atrocità di Storia del Terzo Reich (Bur, pp. 1150, € 22,00) di William Shirer.
Il possente respiro narrativo che trapela dai suoi romanzi è incardinato su una duplice chiave interpretativa: quella della Storia affabulata in romanzo e quella del romanzo in cui si innesta la realtà storica, due aspetti che si compenetrano nel tessuto narrativo come due facce della stessa medaglia. Un racconto carico di tensione morale e di conflitti emotivi che rispecchiano le convulsioni di una svolta epocale. Le parole e il sangue affiorano da queste pagine coinvolgenti, dove la freddezza del cronista si surriscalda a tratti nel palpito violento del narratore di drammi individuali e collettivi, destinati a confluire nell’immenso magma della storia umana.
In perenne equilibrio fra pubblico e privato, il suo amalgama alchemico reinventa un’estetica colta e sofisticata, sontuosa e quasi ieratica negli snodi narrativi che si intersecano via via, come i sentieri che si biforcano di Jorge Luis Borges.

Un’epica narrativa tra storia e psiche
Nel maestoso fluire di una prosa elegante e raffinata, Passannante sintetizza il rigore della rievocazione storica con la suspense dell’intreccio romanzesco, sperimentando un impasto lessicale che da una parte enuncia il pensiero di personaggi cronologicamente assai lontani da noi, e dall’altra ne attualizza l’espressione attraverso una accurata mediazione linguistica. Dimostrando di essere un conoscitore attento della psicologia femminile, in Avvisaglie d’uragano (Città del Sole edizioni, pp. 240, € 14,00), Amore e disamore (Città del Sole edizioni, pp. 216, € 14,00) ed Elogio della menzogna (Città del Sole edizioni, pp. 200, € 14,00) tratteggia inoltre il lento stillicidio di incomprensioni e rancori fra Diocleziano e la moglie Prisca, donna sensibile e intelligente, attratta dal verbo evangelico insieme alla figlia Valeria: fra le pieghe di una cronaca intimista affiorano le pulsioni più segrete.
L’immenso profilo di una croce incombe sulla civiltà pagana ormai agonizzante nel quarto volume, All’ombra della croce (Armando editore, pp. 366, € 18,00), in cui Diocleziano si rende conto che l’astro nascente del cristianesimo sta intaccando la tetrarchia nelle sue fondamenta e scatena così la decima e ultima persecuzione contro i cristiani. La ricostruzione di un complesso intreccio di situazioni e la definizione tormentata dei personaggi storici si avvale di dialoghi di fantasia, che appaiono però rivestiti da una patina di veridicità, come se provenissero da fonti coeve.
Nella quinta puntata del ciclo, Costantino, l’infante di Naissus (Il Seme bianco, pp. 240, € 19,90), il viaggio del giovane Costantino verso la Britannia per ritrovare il padre malato acquista una forte valenza simbolica: il suo è un percorso che vale come conoscenza di popoli e territori, ma anche come vera e propria peregrinazione interiore. Grazie al suo formidabile intuito politico, Costantino saprà individuare nel cristianesimo un innovativo fattore di coesione per l’impero in declino, ritardandone di un secolo la disgregazione.

Le sperimentazioni linguistiche e poetiche
«Mantenni in vita l’ombra di una donna / che non mi amava» dichiara Passannante nella dedica del romanzo Appunti di un colloquio interrotto. L’estetica dell’attimo (Nep, pp. 422, € 20,00), ed è proprio la consistenza impalpabile delle ombre che pervade il monologo-fiume dove l’autore si smarrisce consapevolmente in un labirinto di emozioni, insondabile e abissale come un’architettura di Piranesi. Le ossessioni di Joyce e di Musil si annidano fugaci fra le righe della galleria di volti, caratteri e sentimenti che affollano i ricordi del liceo, ma a tratti si coglie anche la vena sarcastica e surreale di Kafka («era la cifra stessa dell’amore quel folleggiare in una virulenza non dissimile dall’autotirannia»), qualche bizzarra sfida lessicale che riecheggia Gadda («assaporasti una primizia di gloria sotto il fiorire delle metafore»), e l’amaro pessimismo di Svevo nella riflessione sul matrimonio.
L’amore viene vivisezionato, svuotato come vanitas vanitatum, paragonabile a un pellegrinaggio reiterato ossessivamente, in cui, come i personaggi di Bioy Casares o di Robbe-Grillet, chi narra finisce per ormeggiarsi sempre nello stesso lido interiore dopo estenuanti e inutili ricerche di una verità che non si trova per il semplice motivo che non esiste.
Dedicata a una donna che porta il nome emblematico di Plebea, Quasi un canzoniere (Città del Sole edizioni, pp. 160, € 10,00) è invece una raccolta di versi bivalenti: da un lato un’effusione di reminiscenze scaturite da un immenso patrimonio culturale, dall’altro una tensione innovativa che scandaglia emozioni e sentimenti, spesso accompagnata dal crepitio dell’ironia e della dissacrazione.
Atto gratuito (Montedit, pp. 180, € 12,50) è un romanzo “esistenziale” nato da un malessere individuale, o forse di un’intera generazione (quella del ’68) oscillante tra illusioni e ideologie, confusione e velleità, ma per la quale si coniugavano in un groviglio esaltante quanto fragile dinamismo e ricerca, conflittualità e consapevolezza, solitudine e fallimento, disagio e reazione, smarrimento e miraggi collettivi.
Infine, nella loro apparente linearità, i racconti confluiti nell’antologia L’ora di mezzanotte (Minerva edizioni, pp. 184, € 15,00) nascono quasi tutti all’insegna della rivisitazione e del ribaltamento “sovversivo”. Composti in uno stile vario e sorvegliato, che tocca diversi registri – dal parlato al lirico, dal monologo al dialogo, dall’epistola alla confessione – tra realismo e onirismo, sono tuttavia saldati dalla stessa attenzione ai grandi temi e dall’esigenza di rivedere luoghi comuni e valori acquisiti senza spirito critico.

Mario Saccomanno

(direfarescrivere, anno XXI, n. 233, luglio 2025)
 
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