Anno XX, n. 220
maggio 2024
 
In primo piano
Ragioniamo, Ottant’anni dopo,
su Sbarco, Armistizio e Resa
L’incontro di Reggio Calabria sull’operazione
angloamericana del 1943 e sulla reazione popolare
di Mario Saccomanno
Lo scorso 5 settembre si è svolto a Reggio Calabria un Convegno dedicato a due avvenimenti decisivi per la storia italiana accaduti Ottant’anni fa proprio in quel periodo dell’anno: lo Sbarco degli angloamericani del 3 settembre 1943 e il contemporaneo Armistizio reso noto l’8 settembre 1943.
Su Bottega Scriptamanent avevamo tracciato le intenzioni dell’incontro (per leggere l’articolo basta visitare questo link: www.bottegascriptamanent.it/?modulo=Articolo&id=2620&idedizione=207 ). Invece, quanto segue è il resoconto dello stesso.
Al centro del dibattito è stato il libro Operazione Baytown. Lo sbarco degli alleati in Calabria. 3 settembre 1943 di Giuseppe Marcianò, edito nel 2003 da Città del Sole edizioni e ripubblicato, nel 2013 da Laruffa editore.

La relazione di Stefano Vecchione e i numerosi interventi
Davanti a un folto pubblico, la Relazione è stata tenuta dallo storico Stefano Vecchione che si è soffermato soprattutto sugli aspetti bellici dello Sbarco, ivi compresa la battaglia dello Zillastro che vide protagonista un reparto di paracadutisti della divisione Nembo che, all’oscuro dell’Armistizio (in effetti, una Resa vera e propria) si oppose eroicamente agli angloamericani invasori.
Inoltre, ricordiamo la Relazione dello storico e (mettendo in risalto il conflitto di interessi) direttore della nostra Agenzia letteraria Bottega editoriale, Fulvio Mazza che ha messo in risalto particolarmente i relativi aspetti politici. Fra gli altri, quello riguardante il centinaio (o poco più) di giovani neofascisti che, nei mesi successivi al momento dello Sbarco, attuarono una loro Resistenza armata contro il Governo militare alleato (Amgot, poi Agm).
Ancora, fra gli altri interventi, evidenziamo quello di Pasquale Martinello, presidente dell’associazione Calabria in armi, che ha trattato in particolar modo gli aspetti macro-politici che determinarono, alla conferenza di Casablanca (gennaio 1943) la scelta di sbarcare in Italia.

La sconfitta di Stalin sul secondo fronte
Venne così sconfitta la tesi di Stalin che puntava su uno sbarco in Francia al fine di aprire un vasto Secondo fronte da determinare un allentamento della pressione tedesca verso l’Urss. Sono da annoverare anche gli interventi dei saggisti Fabio Arichetta e Nando Castagna. Il primo ha trattato soprattutto del ceto politico reggino prima e dopo la guerra. In particolare, si è soffermato sulla figura di Michele Barbaro, l’ultimo podestà che ricevette gli angloamericani nel suo ufficio, vestendo la divisa di Colonnello degli Alpini così da far capire che lo sbandamento delle autorità c’era in molti posti, ma non al vertice civile cittadino.
Invece, Nando Castagna si è soffermato sull’ultima battaglia, Operation Ferdy, relativa allo Sbarco nei pressi di Pizzo, che si combatté, sempre lo stesso 8 settembre, in Calabria fra gli inglesi, appena sbarcati, e i tedeschi, che volevano fermarne l’avanzata. Il tutto con i militari italiani che, senza ordini, assistettero quasi da spettatori allo scontro armato.

La latitanza della Regione Calabria
Fra una sessione e l’altra dei lavori, Fulvio Mazza ha voluto porre un ironico ringraziamento alla Regione Calabria, e in particolare all’assessora alla Cultura (nonché vicepresidente della Giunta), Giusi Princi, per la decisione presa di non patrocinare, né sostenere in qualsiasi altro modo, l’iniziativa stessa.
A conclusione delle relazioni si è aperto un acceso confronto, sintomo di come il periodo storico analizzato sia ancora capace di suscitare veementi reazioni contrastanti.
Da un lato c’è stato dal pubblico chi ha affermato a gran voce quanto il clima rilevabile tra la popolazione italiana in quel determinato lasso di tempo fosse negativo e di come l’arrivo degli angloamericani non fosse stato accettato con felicità. A questa tesi si è contrapposto Mazza che ha motivato un’altra posizione sulle vicende sostenendo le sue considerazioni con documenti riportati sui volumi Messina. Storia, cultura, economia e Catania. Storia, cultura, economia, entrambi editi da Rubbettino e curati dallo stesso Mazza.
In queste pubblicazioni si è difatti sottolineato ampiamente come, al momento dell’Armistizio, nei riguardi degli angloamericani vi fosse un favore popolare, da non perimetrare alla sola Calabria. Non solo: anche nella fase storica precedente, di “interregno”, tra il 25 luglio e l’8 settembre, nonostante i bombardamenti, verso gli angloamericani vi fu comunque un afflato positivo. Addirittura, a Catania, un giornale che appoggiava la comunione tra italiani e angloamericani, prima dell’8 settembre – cioè quando questi ultimi erano a tutti gli effetti nemici da combattere – pubblicò un articolo in cui l’arrivo degli angloamericani in città era salutato con favore al punto che per questi ultimi non mancò l’utilizzo dell’appellativo di “liberatori”.
Di sicuro, nella fase conclusiva del Convegno, questo problema ha spaccato l’uditorio. La polemica si è accesa, ma tutti hanno concordato sul fatto che, per lunghe settimane, l’Amgot si comportò nel Meridione, che stava liberando, pienamente da occupatore, stilando manifesti con toni e argomenti che potevano sembrare tranquillamente redatti dai nazifascisti.

Il bisogno di appellarsi ai documenti per fare chiarezza storica
Anche in questo caso, un documento mostrato ai presenti ha gettato luce sugli avvenimenti. Infatti, viene dimostrato come quei residui in quel momento presenti di autorità italiana non erano in effetti granché reali. Dal documento che segue notiamo infatti come, a Castrovillari, in provincia di Cosenza, il 18 settembre 1943, il comandante della Compagnia carabinieri reali Ignazio Lizio Bruno, emise il seguente manifesto. Quello che si legge è molto duro e non è proprio del comportamento di un alleato, bensì di un invasore.
Perdipiù, il manifesto stesso non viene emanato da quel minimo di autorità italiana ancora presente, ma dagli invasori-occupatori. Leggiamo difatti, «per disposizione dell’autorità inglese», che è una frase che plasticamente sta a dimostrare chi comandava veramente.
Ecco il testo completo: «1°) Dalla sera del 19 corrente è applicato il coprifuoco, dalle ore 19:30 alle ore 6 del mattino.
Possono circolare soltanto i carabinieri che si distinguono per il bracciale bianco con la scritta “Police”. In linea eccezionale i medici, levatrici, farmacisti, sacerdoti, esclusivamente nell’adempimento delle loro prestazioni.
Durante il coprifuoco le finestre debbono essere chiuse ed i portoni, se lasciati aperti, illuminati con le norme vigenti per l’oscuramento.
I contravventori saranno arrestati.
Si sparerà contro le persone che non dovessero fermarsi alla intimazione dei carabinieri.
2°) Entro il 22 corrente dovranno consegnarsi in questa caserma dei carabinieri tutte le armi, munizioni, esplosivi di qualsiasi genere e qualsiasi rifornimento di guerra.
I contravventori saranno arrestati e puniti con pena di morte.
3°) I possessori di apparecchi radio trasmittenti debbono consegnarli in questa caserma entro il 22 corrente.
I contravventori saranno arrestati e puniti con la pena di morte.
4°) Sono vietate le riunioni di qualsiasi genere».

Mario Saccomanno

(direfarescrivere, anno XIX, n. 213, ottobre 2023)
 
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