Anno XXI, n. 231
maggio 2025
 
In primo piano
Una terrazza sul mare come una finestra
sull’anima per ritrovarsi autenticamente
Da Atmosfera Edizioni, un viaggio interiore tra ricordi e riflessioni
alla riscoperta del valore del tempo, oltre la frenesia esistenziale
di Elisa Barchetta
Il mondo in cui viviamo è sempre più frenetico e governato dalla costante ricerca del potere e dell’affermazione personale, intesi come “riconoscimento sociale”. A tutto questo si aggiunge la tecnologia che, sempre più pervasiva, è ormai presente ovunque e in qualunque momento della giornata di ciascuno, impedendo di trovare del tempo per se stessi – a meno di un volontario e in parte forzato distacco da essa – da dedicare a riflessioni profonde… tempo per dare respiro all’anima.
È un po’ quello che accade a Walter Sabelli nel romanzo – che potremmo definire introspettivo – Il terrazzo in paradiso (Atmosfera Edizioni, pp. 266, € 10,00) dello scrittore e sceneggiatore Miro Iafisco: il protagonista della storia trascorre infatti tutta la vita a rincorrere obiettivi professionali, senza riuscire perciò a concedersi il “lusso” di prendersi del tempo per riflettere o guardare indietro. L’unico luogo in grado di dare a Walter un po’ di sollievo dalla frenesia esistenziale è la sua casa al mare, immersa nella vegetazione e con un terrazzo che si apre su un magnifico paesaggio: è proprio qui che, in un momento di forte stress, egli va a cercare l’agognato ristoro interiore.

La casa dei ricordi e delle meditazioni
Il risveglio di Walter Sabelli nella sua casa al mare è piuttosto incerto: nonostante i suoni e i profumi della natura siano ormai familiari, egli ha la sensazione di non ricordare il luogo in cui si trova. Si rende conto di essere nella casa che tanto ama, eppure è come se ci fosse qualcosa di diverso. Questa senso di indefinito lo accompagna per tutto il tempo, placandosi solo nel momento in cui la vista del mare, la vicinanza delle sue piante o il ritrovamento casuale di un oggetto del passato riportano alla sua mente nostalgici ricordi legati a persone fondamentali della sua vita.
Persone che di essa hanno sempre fatto parte – come nonna Clelia – o altre conosciute in fasi successive – come Alfredo e Leonardo – o, ancora, persone che hanno fatto parte dell’infanzia e si sono poi allontanate. Ogni avvenimento dell’esistenza del protagonista si evolve da un episodio a un altro, facendo emergere importanti riflessioni sulle figure incontrate e sui loro insegnamenti; un viaggio interiore che lo riporta infine – e anche con una certa sofferenza – alla triste realtà.

Quando la nebbia si dirada
Interessante è l’intimo legame che sussiste tra ciò che il protagonista sogna e sul quale riflette e la realtà che vive nella casa, in cui tutto è stranamente normale e allo stesso tempo troppo perfetto: egli si ritrova persino a domandarsi se, oltre ai sogni e ai ricordi che lo accompagnano in quella strana giornata, non ci sia qualcos’altro.
A partire dal modo in cui è arrivato alla sua casa. Walter infatti ricostruisce pian piano gli avvenimenti e ricorda esattamente il viaggio in macchina, la strada percorsa, le condizioni atmosferiche e l’arcobaleno. Poi, a un certo punto, un blackout… e il viso di una ragazza. Pian piano la nebbia si dirada e il protagonista rammenta di aver avuto un incidente: la sua macchina non era stata in grado di ripartire, così era stato accompagnato a casa da quella ragazza… Lory. Eppure il dubbio permane ancora nella mente dell’uomo, una sorta di incertezza, come se non riuscisse a rimettere insieme tutti i pezzi del puzzle.
In questo frangente, l’autore mostra grande maestria nel giocare tra sogno e realtà, tra definizione precisa degli ambienti e delle sensazioni e l’indefinita percezione del personaggio, in un continuo rimando che porta il lettore a intraprendere il viaggio di “riscoperta” insieme a Walter Sabelli, non come semplice spettatore, ma come se ne fosse addirittura egli stesso il protagonista.

L’insegnamento
Difficile non trarre dal romanzo intensi spunti di riflessione. Innanzitutto, ci si rende conto che affannarsi a raggiungere obiettivi professionali o a rincorrere beni materiali risulta effimero rispetto al vero significato della vita: essa ci insegna ad apprezzare la bellezza che ci circonda e le piccole cose che ne sono parte, fino all’ultimo respiro.
Un altro fondamentale insegnamento del romanzo riguarda la capacità di amare le persone che si incontrano nella vita e di imparare da esse: quelle che davvero valgono, lasciano infatti qualcosa di profondo mentre camminano accanto a noi, ma di questo talvolta ci si rende conto solo quando esse non ci sono più. Spesso ci si dimentica di godere delle persone importanti nel momento in cui sono vicine – vuoi per la frenesia della quotidianità, gli impegni, o l’erronea convinzione che comunque ci saranno sempre – e si finisce col darle per scontate.
Quest’ultimo aspetto emerge con forza nel procedere della narrazione: dopo ogni ricordo il protagonista si ritrova con il rimpianto di non aver forse fatto comprendere alle persone a cui teneva di più quanto realmente fossero importanti in quel momento della sua vita. Giungere a questa consapevolezza quando esse non ci sono più lascia sempre l’amaro in bocca.

L’amore
Su tutto, in questo romanzo, ciò che vince è proprio il sentimento dell’amore. Un amore sconfinato per il mare, per i figli, per l’ex moglie e la compagna, per i genitori, nonna Clelia e gli amici come Giovanni, Leonardo e Alfredo, per tutto ciò che essi hanno saputo donare a Walter con la loro presenza, il loro sostegno, il loro esserci nonostante qualche incomprensione o difficoltà.
Ne Il terrazzo in paradiso, ciò che emerge prepotentemente è l’importanza dell’amore degli altri e per gli altri: un sentimento capace, più di quanto pensiamo, di fare dei “miracoli”. Senza voler in questo modo scadere in una banale visione romantica, il romanzo intende tuttavia sottolineare puramente la forza propulsiva dell’amore nel permettere di affrontare anche le più grandi difficoltà che la vita talvolta pone davanti.
Spesso oggi capita che questo tipo di sentimento venga dimenticato, come se si fosse smesso di credere nella sua esistenza… ma, se invece di un tablet o uno smartphone, si provasse a guardare la bellezza che ci circonda, quasi con gli occhi di un bambino, si potrebbe davvero essere ancora certi che questo amore non esista più? Del resto, per citare una canzone, «Love is all around».

Elisa Barchetta

(direfarescrivere, anno XIII, n.137, giugno 2017)
 
Invia commenti Leggi commenti  
Segnala questo link ad un amico!
Inserisci l'indirizzo e-mail:
 

 

Direzione
Fulvio Mazza (Responsabile) e Mario Saccomanno

Collaboratori di redazione
Ilenia Marrapodi ed Elisa Guglielmi

Direfarescrivere è on line nei primi giorni di ogni mese.

Iscrizione al Roc n. 21969
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza n. 771 del 9/1/2006.
Codice Cnr-Ispri: Issn 1827-8124.

Privacy Policy - Cookie Policy