Anno XX, n. 219
aprile 2024
 
In primo piano
Per Ursini edizioni, la silloge poetica
vincitrice del Premio “Alda Merini” 2015
La Prefazione di Fulvio Castellani racconta la raffinatezza
degli intensi versi di una delicata poetessa: Mariangela Costantino
di Fulvio Castellani
Da che mondo è mondo, la poesia, si sa, non è un genere di comune fruizione, né per i lettori, tantomeno per gli autori. In altre epoche era ritenuta la più nobile delle arti letterarie e si credeva che il poeta stesso possedesse capacità che rasentavano il divino.
Una concezione, questa, che nel tempo non è mutata di molto, forse perché l’esercizio poetico è sempre risultato più complesso del “semplice” narrare.
Oramai, nell’era digitale del “tutto e subito”, il poeta non riesce a ritagliarsi facilmente uno spazio nel già sovraccarico coro di voci che tentano in tutti i modi di emergere ed ottenere una parte da solisti. Ci vuole pazienza, costanza e, evidentemente, bravura.
Tutte doti che ritroviamo nella personalità della vincitrice dell’edizione 2015 del Premio di poesia “Alda Merini”, Mariangela Costantino, autrice della silloge D’abissi e di rugiade (Ursini edizioni, pp. 112, € 15,00).
Dopo la pubblicazione, il testo ha ottenuto diversi altri riconoscimenti e, solo sfogliandolo, se ne intuisce facilmente il motivo. Sin dai componimenti di apertura della raccolta, infatti, il fine estro dell’autrice accompagna il lettore alla scoperta di uno straordinario microcosmo poetico.
Ma non anticipiamo altro e vi proponiamo qui di seguito la Prefazione di Fulvio Castellani.

Bottega editoriale


Prefazione

Ci sono esperienze che rimangono segrete e riti che si consumano e si ripetono ad ogni sbadiglio di luna o di sole. Ci sono parole alate e frasi che risvegliano sentimenti e sensazioni che nascondono stupore e amore. Ci sono passaggi di luce e di serenità, di libertà e di sogno, di effusioni inattese e di peregrini approdi in oasi francescane.

A movimentare l’insieme ci sono, sempre e comunque, le parole. Ovvero le parole giuste che escono dal cuore e che racchiudono scampoli di entusiasmo, scoramenti e progressive accelerazioni in direzione di quell’armonia interiore a cui ognuno di noi aspira e di cui è alla continua ricerca.

Ecco, tutto questo troviamo, e con molto piacere, nella poesia di Mariangela Costantino; una poesia che non nasconde mai il pensiero dietro il paravento dell’ermetismo di facciata, ma che gioca a viso aperto con la parola suadente, con l’elegante srotolarsi delle immagini, con l’intreccio naturale raccolto a tu per tu con la memoria, con i segni lasciati dai giorni che si inseguono, con l’orecchio teso a captare ogni e qualsivoglia fruscio conciliante per dare ulteriore spazio e profondità ad un pensiero, al valore etico del vivere.

Sa leggersi dentro Mariangela Costantino e accompagna il suo leggersi attento con una vena anche malinconica legando il filo rosso dell’essere donna e poetessa alla bellezza stessa della natura in ogni sua sfaccettatura. Troviamo così la nebbia che si scioglie, il vento che spettina montagne e alberi, il mare che si culla durante la notte, le stelle “stupite / sdraiate / nel lento ritorno / della spuma”, il palpitare di un brivido d’amore che percorre e ripercorre “sentieri di vento e di ginestra”…

Lei ha veramente “sete di parole” e non cerca “topazi / ma parole”, “parole ricamate / con fili di vento / e polvere di viole…”, e dalla sua sete di parole si concretizza, e non da ora, quel concerto di stupori che si tonifica in architetture sceniche decisamente colorate. È un’acqua lirica, la sua, che sgorga spontanea e non travolge ma accarezza il dondolìo del respiro, diventa onda che avvolge e sollecita il ritorno sui propri passi per gustare più a fondo e in profondità il suo navigare tra abissi e rugiade.

Nel respiro ampio che avvolge i versi, sempre essenziali e limpidi, c’è, dunque, un io solare che si nutre di libertà e che si colloca al di là di una quotidianità concreta grazie ad una musicalità di cristallina scorrevolezza.

Che dire oltre se non che Mariangela Costantino si dimostra una poetessa a tutto tondo, ovvero una poetessa che rende ciarlieri anche i silenzi, i vuoti, i rumori più assordanti e inutili che marchiano di sé questa nostra società egoistica che sta facendo di tutto e di più per crearsi difficoltà e ostacoli a livello ambientale e climatico, rubando i sogni ai più giovani, frantumando e affossando le ultime aspettative ai più vecchi…

Ed anche se dice ad un certo punto che “foglie cadute / foglie sotterrate / parole in agonia / sono i miei versi ubriachi” e che “di mute parole / io vesto la sera”, noi siamo convinti, convintissimi, che le sue parole, i suoi versi, il suo invito ad intingersi comunque di gioia e di bellezza intima… andranno ben oltre “le ore imprigionate nei tramonti”.

Fulvio Castellani

(direfarescrivere, anno XII, n. 129, ottobre 2016)
 
Invia commenti Leggi commenti  
Segnala questo link ad un amico!
Inserisci l'indirizzo e-mail:
 

 

Direzione
Fulvio Mazza (Responsabile) e Mario Saccomanno

Collaboratori di redazione
Ilenia Marrapodi ed Elisa Guglielmi

Direfarescrivere è on line nei primi giorni di ogni mese.

Iscrizione al Roc n. 21969
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza n. 771 del 9/1/2006.
Codice Cnr-Ispri: Issn 1827-8124.

Privacy Policy - Cookie Policy