Un diario lungo un anno per raccontare un periodo cruciale della storia europea, il 2011. L’ultimo saggio di Paolo De Luca è la cronaca puntuale e informatissima di dodici mesi in cui Italia ed Europa affrontano la crisi economica, arrivata al suo punto massimo, e i suoi effetti sociali e politici, che sembrano ridisegnare il corso della storia. Il 2011 è assunto dal giornalista come un anno allo stesso tempo reale e convenzionale. Da esperto cronista di affari europei, De Luca, nel suo La battaglia di Bruxelles. 2011 Viaggio al centro della crisi (Laruffa editore, pp. 292, € 16,00), è consapevole di non poter ascrivere a un periodo così circoscritto il dispiegarsi di avvenimenti con origini ovviamente più antiche e con sviluppi che vanno ben al di là di dodici mesi. Ciò nonostante, egli mette a fuoco il concatenarsi di azioni e reazioni alla crisi che si dispiega nel 2011, anno la cui eccezionalità consiste nell’estrema velocità con cui accadono avvenimenti decisivi e nell’impatto che essi hanno sugli assetti europei.
La reazione dell’Europa al decadimento del mercato
L’idea di fondo che muove De Luca, giornalista e insieme vero e proprio “storico del presente”, è che l’Europa abbia affrontato le vicende legate alla crisi economica senza una strategia ponderata, ma contrapponendo ai problemi soluzioni estemporanee, di corto respiro e inevitabilmente poco incisive. Seppure la crisi dati almeno dal 2007, gli stati europei appaiono impreparati, divisi, incerti sul da farsi ed è proprio il disorientamento ad apparire il connotato a essi comune. L’assenza di una visione europea, ampia, condivisa e strutturata, è la ragione per cui stati sempre più in disaccordo tra loro si limitano, mese dopo mese, ad arginare le perdite rinunciando a costruire una prospettiva comune di uscita dalla crisi. I protagonisti politici del momento, Berlusconi, Merkel, Sarkozy, appaiono a De Luca lontani anni luce dai grandi costruttori dell’Europa quali Adenauer, De Gasperi, Schuman. Il libro ne sottolinea la diffidenza reciproca, la difesa degli interessi nazionali e soprattutto il graduale abbandono di un’idea comune di Europa che condurrà l’Unione verso una spaccatura ancora non sanata, come il caso Grecia ben evidenzia tuttora.
Dunque un diario con cadenza mensile. Il racconto inizia naturalmente con il primo mese, gennaio, in cui alla conclamata debolezza finanziaria dei paesi cosiddetti periferici (Grecia, Portogallo, Irlanda) si contrappone la coalizione dei paesi dichiarati virtuosi dalle pagelle internazionali, in cui Germania e Francia sono destinate a giocare un ruolo da protagonisti. L’Italia, sullo sfondo, è logorata dalle vicende giudiziarie di Berlusconi e dalle fratture interne alla sua maggioranza. A febbraio si avvertono i primi allarmi per la situazione economica italiana, mentre sull’Europa intera si cominciano a sentire gli effetti di quello che De Luca, in buona compagnia con i principali osservatori europei, definisce «lo sciagurato Patto di Deauville», vale a dire l’accordo Merkel-Sarkozy, in base al quale viene imposto alle banche di assumere sulle proprie spalle il peso della ristrutturazione del debito greco. Le proporzioni colossali di tale debito e l’impossibilità dello stato ellenico di farvi fronte finiranno col destabilizzare l’intero sistema. Il contagio si sarebbe esteso presto alle economie irlandese e portoghese e poi alla Spagna e all’Italia, investite da una straordinaria ondata di sfiducia che avrebbe bruciato in poche settimane i titoli di questi stati, ritenuti dai più carta straccia.
La narrazione di De Luca diviene a questo punto incalzante. Negli avvenimenti di marzo e aprile il lettore vede delinearsi con sempre maggiore evidenza lo scarto tra la complessità delle vicende europee e il dibattito interno italiano, che appare sempre più segnato dai contrasti tra i leader della maggioranza e, aspetto ancor più grave, dalla distanza tra Berlusconi e il capo dello stato, quest’ultimo preoccupato dell’isolamento italiano sul piano internazionale dovuto alla fragilità finanziaria del paese, ormai certificata dai revisori internazionali.
Le rovinose conseguenze delle scelte politiche dell'Unione
Sotto l’incalzare degli eventi, maggio e giugno segnano nuove rotture. Quella del consenso degli elettori per il centrodestra sul piano interno e quella della Grecia con il resto dell’Ue dopo il fallimento di ogni tentativo di accordo sul rientro dal debito. Tutto si svolge in un quadro di costante incertezza politico-istituzionale scandita dal sinistro conteggio dello spread, che rende necessaria una manovra finanziaria ingente.
La seconda parte del libro acquista un carattere più riflessivo. Gli attacchi dei mercati ai paesi non rigoristi aumentano il panico ovunque e l’Ue non sembra trovare un’intesa comune. Le comunità nazionali, indebolite e spaventate dalla crisi, finiscono col non credere più ai loro leader interni e tantomeno a quelli europei. In Italia, le vecchie alleanze si spezzano e compaiono sullo scenario politico leader nuovi, attesi come la soluzione di ogni problema. De Luca, tuttavia, non crede alle soluzioni repentine. La sua narrazione non è una mera ricostruzione dei fatti, bensì una cronaca densa di domande, laddove avverte che compito delle istituzioni è governare gli eventi, non attendere di essere da essi travolte. L’ambizioso disegno tedesco di non subire gli effetti della crisi, ma al contrario di salvaguardare esclusivamente il proprio potere d’acquisto, appare un traguardo miope di fronte alla catastrofe greca e al fenomeno delle migrazioni via terra e via mare che stanno ridisegnando l’assetto geopolitico europeo.
L’Unione Europea sembra non aver pienamente compreso la lezione del 2011 e continua a proporre soluzioni affrettate e semplicistiche, che inseguono la realtà, senza saperne prevenire i mutamenti e senza coglierne le cause. Saggi contemporanei come quello di Paolo De Luca aiutano a orientarsi nella complessità del presente e soprattutto ad avvertire l’esigenza di una prospettiva di effettiva coesione sociale e politica perché nessuno può chiamarsi fuori dalle sfide della storia.
Marinella Marino
(direfarescrivere, anno XII, n. 127, luglio 2016)
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