Anno XX, n. 219
aprile 2024
 
In primo piano
Rinaldo Boggiani, lo scrittore del vivere
che ci parla di sogni, realtà, e del futuro
Un saggio-articolo sull’autore che è nato e cresciuto «in riva al Po».
Sabato 14 alle 16 pubblico incontro al Salone del libro di Torino
di Francesco Toniarini
Ogni tanto qualcosa di nuovo. Saggista e narratore di straordinaria efficacia, Rinaldo Boggiani approda al grande pubblico dopo due decenni di lavoro, fatti di studio, esperimenti, incontri, confronti. Liceo scientifico a Rovigo, laurea in Giurisprudenza a Ferrara, allievo dello storico del diritto italiano Italo Mereu (1921-2009), ha condiviso col Maestro la cattedra di Istituzioni di diritto pubblico al Libero istituto universitario “Carlo Cattaneo” di Castellanza (Va). Membro del consiglio scientifico di Africana. Rivista di studi extraeuropei, Boggiani si divide tra saggistica e narrativa. In una versione precedente di questo saggio-articolo, lo avevamo definito rodigino, e condividiamo con voi lettori la sua risposta, perché, come sempre quando si ha a che fare con Boggiani, le sue non sono mai “semplici risposte”: «In realtà non sono rodigino, cioè non sono di Rovigo. Sono nato e cresciuto “in riva al Po” e, come spesso capita alle popolazioni rivierasche, non appartengo né a quelli di questa sponda né a quelli dell’altra. Gente di confine. Proprio così. A Rovigo, tredici chilometri da Polesella, siamo considerati ferraresi, la provincia di Ferrara è a duecento metri sull’altra sponda. A Ferrara siamo considerati veneziani (non si parla mai di Rovigo). Il dialetto è quasi ferrarese, di Rovigo non ha niente, una parola, un’inflessione, niente di niente. Al mare andiamo ai lidi ferraresi, a fare spese nei negozi di Ferrara. Per cui toglierei “rodigino”, metterei scrittore e basta, metterei solo la verità: nato e cresciuto a Polesella, un paese in provincia di Rovigo sulla sponda del Po».

Gli esordi nella saggistica
La prima edizione del saggio Antistoria della libertà di stampa in Italia, edito nel 2002 da Edizioni associate, piccola e prestigiosa casa editrice romana, diretta dal professor Giorgio Cortellessa, viene segnalato da Treccani.it come opera consigliata nella bibliografia alla voce «Censura dei libri e libertà di stampa». Il saggio esce successivamente in seconda edizione integrata, poi in terza. Visto il successo, Boggiani e Cortellessa decidono per la versione “universitaria”. Ne esce il saggio Storia della libertà di stampa in Italia. L’opera va esaurita in poco tempo. L’edizione pubblicata con Agenzia il Segnalibro di Roma viene segnalata in numerosi siti, compresi quello della Federazione nazionale della stampa e quello dell’Ordine dei giornalisti.
«La prima edizione del saggio, settanta paginette, indice compreso, che a vedere il libro viene da ridere da quanto è piccolo, in copertina un’edicola volutamente sfocata, in basso a sinistra un bimbo* che legge su una panchina, viene segnalata da Treccani.it per la sua originalità. Un convegno, una tesi di laurea, o discorsi a vanvera sulla libertà di stampa, sulle nostre tradizioni, devono fare i conti, prendere in considerazione, quanto questo libro prospetta. Infatti è citato in varie tesi di laurea. Se si pensa che il libro è – ovviamente – a favore dell’abolizione dell’Ordine dei giornalisti, che siano loro a segnalarlo è emblematico».

Salto in lungo, dalla saggistica alla narrativa
Dalla saggistica alla narrativa, dicevamo, il salto può essere mortale, ma per Boggiani sembra qualcosa di naturale.
Il suo Stelle nere, cinque racconti recensiti da Bottega Scriptamanent, attirano l’attenzione di Romano Biancoli, psicoanalista di fama internazionale, fondatore dell’Istituto “Eric Fromm” di Bologna. Ne nasce un connubio e un’amicizia.
La seconda opera di narrativa, Domani ero, anch’essa recensita da Bottega Scriptamanent, ha la Prefazione del dottor Romano Biancoli. Poche parole dalla stessa per capire il livello dell’opera: «Domani ero svela l’umano disorientamento, la frode del presente alienato nel passato… lo scrittore disappanna i vetri e ci fa vedere… Sembra una preghiera laica, questo libro».
I successi di critica aumentano. Esce la raccolta di racconti Il brevetto. Proprio il racconto Il brevetto viene letto da un attore regista, Marino Bellini del Teatro polivalente di Occhiobello, ne esce una traduzione teatrale che va in scena due volte al Teatro “San Salvatore” di Bologna, una al Teatro di Porotto a Ferrara, e una suggestiva messa in scena sul Po, gli attori a pochi metri dall’acqua.
Il momento è arrivato, Boggiani approda al romanzo e lo fa con una trilogia. Gli studi favoriti dal dottor Biancoli danno spessore scientifico al primo libro, La valigia con la ragazza, uno psyco-noir mozzafiato oggi in seconda edizione con Aracne.
Infine il secondo libro della trilogia, Tornerà, edito da Albatros Il Filo, sembra l’opera del salto, quella che farà conoscere l’autore al grande pubblico.
Dice Boggiani: «Le parole sono una condanna così come i numeri (non è un caso che la mia mente conta, si focalizza su di un numero e conta, caso strano come l’ingegner Tesla, anch’io il numero 3) i segni ti portano via se non stai attento non riesci a lavorare, devo scacciare le parole, mentre guido mi vengono in mente quelle sbagliate già date alla stampa allora, mi vergogno, ho fatto più di seicento miglioramenti a Tornerà quando era già stato letto da più professionisti che l’avevano promosso, non solo quelli della casa editrice, anche i miei di riferimento. Per fortuna ho trovato il dottor Marco Puci, paziente, elegante, collaborativo ai limiti del credibile. Scrivere è un rischio serio, tra un po’ vado a lavorare, un lavoro che detesto, se non dimentico le parole non faccio niente, e invece ho un’azienda da far crescere».

I lettori sono il suo Re
Della scrittura di Boggiani i lettori sono entusiasti. Le recensioni su Ibs hanno superato quota ottanta solo per Tornerà. Il voto è stellare: 4,71 su 5. Vediamone alcune.
Laura: «Pochi libri riescono a portarti via. Tornerà è uno di questi. Consigliato a chi cerca emozioni forti, spunti di riflessione, una scrittura intensa, mai scontata».
Paolo M.: «Un racconto affascinante, come tutte le cose che ti fanno ragionare. Un racconto che leggi sino a farti male agli occhi, nella speranza che duri una pagina in più».
Leonardo Raito: «È bello, per chi come me da anni si è votato alla narrativa straniera, leggere libri che ti riconciliano con la produzione letteraria italiana… Davvero, questo libro non ha niente da invidiare a celebrati capolavori del genere thriller/poliziesco».
Giulia: «Prometeo è tra noi. Un’interpretazione geniale».
Giorgio Cortellessa (lo scopritore di Boggiani, il suo primo editore): «Rinaldo Boggiani è in grado di scrivere libri che spaziano dalle tematiche ancora oggi roventi della vita civile, fino a testi che intrecciano un lontano misterioso passato in altalena con la vita di oggi».
Lorella: «Affascinante la commistione di situazioni e luoghi reali con una trama fantastica, ma nel contempo, attuale e inquietante. Scorrevole, da leggere tutto d’un fiato».
Fabio Spada: «L’opera di Boggiani trasuda potenza, arricchita da una prosa che ricorda una sinfonia per precisione e ricercatezza sintattico-lessicale».
Ma invitiamo ad andare sulla pagina di Ibs per leggere i commenti di Gabriella, Patrizia, Renata, Arnaldo, Emiliano e delle decine di altri lettori affascinati da una scrittura incredibile.
Dalle parole dell’autore il suo rapporto coi lettori: «Non mi interessano i premi letterari, il mio premio è cosa pensa di me Sua Maestà il Lettore. Il Lettore che dice di aver pianto sulle mie pagine, che ha fatto tardi la notte perché non riusciva a smettere di leggere, che ha provato emozioni che credeva dimenticate. Mi inchino davanti al mio Re, lo ringrazio, ascolto, saluto indietreggiando perché non si danno le spalle al Sovrano. Non tradirò mai, per nessun motivo, il mio Re».
«Mereu, Cortellessa, Biancoli. Altri incontri fortunati?», domandiamo. «Non si tratta di fortuna – risponde l’autore – come diceva l’amico Romano “certi incontri non sono casuali”, sono tappe di un percorso a cui devo aggiungere quello con il professor Giulio Ferroni le cui parole in email al mio racconto Il brevetto mi hanno dato coraggio a un certo sperimentalismo, avanguardia. Non dimenticherò mai quei consigli dati con rara eleganza e straordinaria professionalità».

La prossima sfida…
Oggi l’autore si sta concentrando su qualcosa di davvero importante e toccante, la storia vera di Una ragazza indiana, un libro-denuncia culturale, denuncia sociale scritto con uno stile dimesso, semplice. Boggiani ha ascoltato la storia di Vasuki, tutta la sua storia da quando Vasuki ha ricordi, dall’età di tre anni fino ai giorni nostri. Bella, intelligente, sensibile, Vasuki ha vissuto e sofferto una cultura dove la donna è sottomessa all’uomo, umiliata dall’uomo, per poi essere sradicata dall’India e atterrare in Europa in una cultura fintamente egualitaria. Dalle caste indiane, esplicite, a quelle europee, nascoste, invisibili, coperte da una cultura benpensante. Ancora schiava di un uomo, di una società che la vede diversa, Vasuki diventa il grido di milioni di donne nel mondo, sfruttate in mille modi, stuprate nel corpo e nell’anima. Di quest’opera Boggiani dice: «Darò il manoscritto a quell’Editore che crede in questa denuncia, guardando da subito oltre i confini, perché il dolore, l’ingiustizia, lo sfruttamento dei nostri simili non hanno confini».
Chiediamo se abbia un autore di riferimento.
«No – è la sua risposta – ogni autore ha il diritto e il dovere di sentirsi unico. Se poi mi si chiede quali sono gli autori della mia formazione allora rispondo Strindberg, Böll, Bellow, Berto, Pound, Baudelaire e l’onnipresente, straordinaria, stupenda Sylvia Plath».

Al Salone di Torino con Bottega editoriale
Chiudono questo saggio bibliografico due ringraziamenti e un invito che Boggiani rivolge ai suoi lettori e non solo a loro: «Ringrazio tutti coloro i quali inviano recensioni su Ibs, non credevo fosse così emozionante “leggere chi mi legge”.
Invito, inoltre, tutti al Salone internazionale del libro di Torino, dal 12 al 16 maggio, dove sabato 14 alle ore 16 parteciperò ad un incontro pubblico, nel quale l’autore di questo saggio-articolo, Francesco Toniarini, relazionerà i presenti sulla mia bibliografia.
Magari allo stand di Albatros o a quello di Bottega editoriale ne conoscerò qualcuno. Infine ringrazio Bottega Scriptamanent che mi segue fin dal primo lavoro. Le recensioni strutturate, fatte da critici di altissimo livello, mi riferisco a Maria Saporito (Il brevetto), Eliana Grande (Stelle nere), Antonietta Zaccaro (Domani ero), Angela Galloro (Antistoria della libertà di stampa in Italia) mi hanno fatto crescere e incoraggiato a continuare. Un grazie di cuore. Se sono qui lo devo anche a loro.
Con Bottega Scriptamanent voglio fare un percorso che sono sicuro siamo in grado di fare insieme. Un squadra come quando correvo in pista con le moto di grossa cilindrata. Non ne posso più. Tiratemi fuori da questa palude. Non respiro. Vado a mettermi la camicia bianca. Cravatta blu a pallini argento, gilet grigio, vestito blu, scarpe rigorosamente da più di trent’anni sempre Clark blu – estate, inverno – e vado a recitare una parte. Un po’ di tempo fa, a teatro, per un evento che si chiama “Mondo piccolo” ho detto “Recito sempre… anche adesso sto recitando non so nemmeno chi sono”. La gente era impressionata perché sente la verità, la fila a chiedermi l’autografo, un medico mi ha detto di essere stato colpito da una frase… “Quale, dottore?”, gli chiedo. “Quella in cui ha detto che se certi strumenti per affrontare la vita te li hanno dati mamma e papà sono veri, altrimenti sono falsi”. “Già” ho risposto “… conosco solo i secondi”».

Francesco Toniarini

(direfarescrivere, anno XII, n. 125, maggio 2016)

* L’autore della copertina, Vincenzo Delfino, ci ha contattati chiarendoci quanto segue:

“Salve, ricevo mensilmente la vostra rivista online; ho letto con grande interesse del libro di Boggiani e della considerazione con cui Treccani.it ha trattato la copertina (poi sparita nell’edizione successiva). In realtà sulla panchina c’è seduto uno “spione” volutamente disegnato per sommi capi (e non di un bambino), dal momento che il testo di Boggiani faceva riferimento alla censura “preventiva” esercitata dagli organi di polizia che possono impedire l’uscita di qualsiasi pubblicazione. Dico questo con certezza perché l’autore della copertina sono io, che all’epoca ero direttore editoriale delle Edizioni Associate e mi occupavo personalmente della produzione di quasi tutte le copertine della casa editrice.
Saluti, Vincenzo Delfino”.
 
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