Anno XXI, n. 231
maggio 2025
 
In primo piano
Ci aspetta un Dopo Al Qaeda?
Quali forme avranno gli attacchi?
Curata da la Bottega editoriale, la traduzione italiana di un saggio
di François Heisbourg sul terrorismo mediorientale. Armando editore
di Vincenza Fava
A tutt’oggi la tematica del terrorismo è sempre alla ribalta, nel timore di nuovi possibili attentati, e l’interesse dei media sull’argomento rimane molto alta. Proprio sul tema della possibile evoluzione delle forme del terrorismo è stata recentemente pubblicata la traduzione italiana del libro, edito precedentemente in Francia, Dopo Al Qaeda. La nuova generazione del terrorismo (Armando editore, pp.128, € 10,00) di François Heisbourg, presidente dell’International institute for strategic studies di Londra e del Centro politico di sicurezza di Ginevra.
Un’opera interessante ed esaustiva dal punto di vista storico-politico sui movimenti terroristici internazionali, in particolare su quello contemporaneo di matrice islamica: Al Qaeda. L’autore ha realizzato un saggio esplicativo e denso di riferimenti storici, culturali e politici per cercare di mettere in evidenza il come ed il perché nascano e si sviluppino gruppi terroristici dagli albori dell’umanità, come e in quale modo gli stati democratici possano far fronte oggi ad una emergenza di sicurezza – da non sottovalutare, specialmente a causa del progresso tecnologico e, quindi, dello sviluppo ulteriore delle armi d’attacco.
Lo scrittore fa un bilancio delle perdite umane nell’ultimo decennio: il primato spetta all’attentato alle Torri Gemelle a New York dell’11 settembre 2001, con 2.974 vittime, un fatto senza precedenti nella storia del terrorismo. Gli Stati Uniti sono considerati da Al Qaeda il nemico numero uno da colpire, poi viene l’Occidente, il nemico lontano, quindi gli Ebrei e i popoli considerati “pagani” o “miscredenti”.
Il saggio spiega come il fenomeno terroristico nasca e si evolva di pari passo alla società stessa e di come attualmente gli strumenti a disposizione dei terroristi siano temibili: dalle armi nucleari, difficilmente utilizzabili per via di un costo eccessivo e di un uso complicato dello strumento, alle armi biologiche e chimiche, già impiegate, per non parlare di quel mezzo aggregante e altamente istruttivo in termini di unione offensiva quale è Internet nell’epoca della globalizzazione. Al Qaeda, infatti, nato una ventina di anni fa tra il Pakistan e l’Afghanistan «ha seminato morte, superando, in materia di terrorismo internazionale, i suoi predecessori, – scrive Heisbourg – ovvero gli anarchici dello scorso secolo o, più recentemente, Abu Nidal. Sappiamo anche che il punto di forza costituito dall’attacco sincronizzato dell’11 settembre 2001 non è stato mai replicato in una misura simile». Il punto di forza di Al Qaeda è stata la formula attentato-suicidio, altamente difficile da prevedere e da combattere visto l’alto grado di motivazione necessaria: bisogna disporre della mente di molte persone perché accettino il supremo sacrificio in nome di una causa sacra. Il terrorismo non può essere considerato al pari di una guerra, ma come una serie di atti criminali sulla scia di un sentimento anarchico condiviso da un determinato gruppo di persone destinato ad avere un culmine e, quindi, un epilogo: la sua caratteristica principale dunque è la transitorietà, anche se il movimento di Al Qaeda crede fermamente nella sua immortalità per la causa trascendente e messianica che sostiene. La forza di questo movimento è la sua capacità di far leva sulle credenze religiose dei suoi appartenenti; di qui l’uso del termine jihad (parola araba che ha vari significati: dalla lotta interiore spirituale per attingere una perfetta fede fino alle guerre come risposta in caso di attacco) da parte degli attivisti islamici nella speranza di far ricadere su di loro la dignità di un obbligo sacro. La “guerra” ad Al Qaeda, attuata dagli Stati Uniti dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, non ha portato, però, al successo sperato. Il movimento terroristico non ha smesso di vivere, anche se probabilmente è vicino alla fine, quantomeno nelle forme che abbiamo sinora conosciuto.
Tutto ciò avviene a causa di alcune problematiche interne di organizzazione, degli assestamenti politici in corso nelle aree interessate (nel libro ovviamente non si parla solo dei prodromi politico-sociali, ma è chiaro che le varie “Primavere arabe”, compresi i processi degenerativi successivi, stanno incidendo notevolmente nel cambiare molta parte di quelli che erano i territori di reclutamento dei potenziali terroristi), e dell’azione antiterroristica delle grandi potenze occidentali e dei vari governi arabi.
Ciò non significa che non ci saranno più attacchi terroristici in un prossimo futuro; anzi, potrebbero verificarsi ulteriori evoluzioni anarchiche più frammentate dal punto di vista geografico ma più pericolose. Il timore di una bomba nucleare o di una bomba radiologica, definita anche dirty bomb (bomba sporca), non può cessare; è necessario, infatti, tenere alta la soglia di vigilanza e delle operazioni antiterroristiche e lavorare più su un concetto di prevenzione che di cura. La lotta antiterroristica consiste infatti nel giocare d’anticipo: prevedere l’evoluzione ideologica, tecnica ed organizzativa dei terroristi per evitare quel che è successo negli Stati Uniti: «La mancanza d’immaginazione degli Stati Uniti ha giocato un ruolo fondamentale nel successo letale degli autori dell’attentato dell’11 settembre 2001».
Il saggio di François Heisbourg è illuminante, attuale e lucidamente scientifico nell’analisi di un male che è nato agli albori dell’umanità e non cessa di mietere vittime continuamente in tutto il mondo; pertanto, da leggere per capire i meccanismi di un potere subdolo e oggi più che mai mediatico.
La traduzione dell’importante saggio rappresenta una nuova e significativa tappa della consolidata collaborazione fra Armando editore e l’agenzia letteraria la Bottega editoriale che, in questo specifico caso, con il coordinamento di Luciana Rossi e con la fattiva collaborazione, in primis, della traduttrice Laura Pelusi e poi dei revisori Oussama Omrane e Giovanna Vizzari, ne ha, appunto, curato la traduzione.

Vincenza Fava

(direfarescrivere, anno IX, n. 93, settembre 2013)
 
Invia commenti Leggi commenti  
Segnala questo link ad un amico!
Inserisci l'indirizzo e-mail:
 

 

Direzione
Fulvio Mazza (Responsabile) e Mario Saccomanno

Collaboratori di redazione
Ilenia Marrapodi ed Elisa Guglielmi

Direfarescrivere è on line nei primi giorni di ogni mese.

Iscrizione al Roc n. 21969
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza n. 771 del 9/1/2006.
Codice Cnr-Ispri: Issn 1827-8124.

Privacy Policy - Cookie Policy