Anno XX, n. 220
maggio 2024
 
In primo piano
La mafia dagli albori ai giorni nostri.
Guida alla storia e alla comprensione
La criminalità organizzata in un testo di Antonella Colonna Vilasi
con la Premessa di Ayala e un Intervento di Vitale, edito Dissensi
di Cinzia Ceriani
Conoscere il nemico per poterlo combattere. Conoscere il nemico per non dimenticare i terribili atti di cronaca degli ultimi anni, dai più famosi e sconvolgenti omicidi dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, del magistrato Rocco Chinnici e del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, fino ai più sanguinolenti e apparentemente insignificanti “regolamenti di conti” che hanno generato vittime, figli e figlie a cui è stato tolto il padre o, al contrario, padri e madri a cui è stato tolto un figlio. La legge privata di una persona determinata a combattere, commercianti e imprenditori succubi del racket. Ferite profonde che non si rimarginano mai, nemmeno quando i media riportano l’arresto di questo o quest’altro boss. Una Cosa nostra che non coinvolge più i soli “padrini” ma tutti gli italiani. Scene di una mafia senza scrupoli che si ripetono come spot pubblicitari senza fine, che sembrano distinti l’uno dall’altro ma che in realtà sono anelli di un'unica catena. È questo il significato intrinseco del saggio di Antonella Colonna Vilasi Mafie. Origini e sviluppo del fenomeno mafioso (Dissensi, pp. 160, € 12,00), che accompagna il lettore attraverso un’analisi storico-scientifica dell’origine, dei motivi e dei cambiamenti che hanno contraddistinto il fenomeno mafioso portandolo fino alle attuali connotazioni criminose.
Il libro rappresenta un mezzo divulgativo utile alle odierne e future generazioni perché, come scrive nella Premessa il magistrato Giuseppe Ayala, «di mafia non si parla mai abbastanza e non se ne scrive mai a sufficienza» e perché, interpretando in senso ampio le parole di Salvo Vitale nel suo Intervento in sede di Appendice, tutti – in quanto società – possiamo essere “vittime di mafia” («“vittima di mafia” diventa non solo chi è ucciso o chi subisce le conseguenze di un gesto violento, ma anche, oltre al parente o al consanguineo, qualsiasi persona che con la vittima aveva un rapporto di vicinanza»).

Da amica a nemica
Come già accennato, il libro si propone come uno scritto che ricostruisce la nascita, le origini e l’intero percorso storico-sociale che hanno caratterizzato la mafia dal Regno borbonico delle Due Sicilie ai giorni nostri e che hanno contribuito a farla diventare l’organizzazione criminale più potente al mondo. Attraverso un’approfondita e precisa ricerca, Antonella Colonna Vilasi – storica, giurista, internazionalista, criminologa ed esperta in criminalità organizzata – offre al lettore un quadro d’insieme ampio che “costringe” alla riflessione. Significative, a tal proposito, sono le prime pagine del saggio, dove l’autrice sottolinea l’aspetto probabilmente più “dimenticato” della mafia, forse perché troppo lontano nel tempo, negli obiettivi e nei modi operandi di coloro che ne fanno oggi parte. In origine, infatti, la mafia, come scrive Vilasi, «era uno strumento extralegale di controllo dei conflitti sociali, un’organizzazione che garantiva al popolo una sorta di giustizia sociale nei territori in cui il potere statuale e quello del signore non arrivavano». La mafia, in definitiva, è nata come “un’amica imparziale” del popolo, fungeva da paciere nelle dispute, rendeva giustizia ad eventuali soprusi che il popolo subiva, garantiva il versamento dei contributi ai signori. Un’evoluzione in crescendo che spiega ed espone, con uno stile descrittivo semplice, scorrevole e di facile comprensione, l’evoluzione, l’espansione a macchia d’olio, del potere economico e politico degli uomini di quest’organizzazione.

I “comandamenti” di Cosa nostra
Degno di particolare interesse è il capitolo che riguarda il ritrovamento nel covo di Salvatore Lo Piccolo di Diritti e Doveri, un breve testo scritto in un italiano stentato che riporta nero su bianco le regole e i codici di comportamento a cui un “uomo d’onore” deve sottostare per entrare a far parte del clan. Regole ben strutturate nel lessico e nei contenuti, rese interessanti dalla scelta dell’autrice di inserire nel testo, errori di ortografia compresi, i “comandamenti” di Cosa nostra. L’autrice fa notare come questi ricalchino i 10 comandamenti che Dio consegnò a Mosè sul monte Sinai, quasi a voler sottolineare il fatto che le azioni compiute dai suoi membri sono benedette da Dio (i “vecchi” mafiosi, infatti, sono persone profondamente religiose, fedeli al clan e molto legate alla famiglia e alle tradizioni della loro terra). Si tratta di regole comportamentali molto precise, “tradotte” senza possibilità di fraintendimento dall’autrice la cui abilità si palesa nel mettere in evidenza l’esistenza scritta del codice, sfatando, almeno in parte, la comune credenza di una sua esclusiva trasmissione orale.

Vittime di mafia
È questo forse il “pezzo forte” del volume, introdotto dall’Intervento – come si accennava – di Salvo Vitale: alla fedele e scientifica ricostruzione storica delle stragi di mafia, l’Appendice del saggio affianca lo strazio per la perdita di una vita, un uomo, un padre, un marito. La sofferenza di chi la mafia ha fatto e fa soffrire continuamente, una sofferenza che traspare attraverso i nomi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di Graziella Campagna e Gaetano Costa. Parole forti come vittime innocenti, giustizia, legalità, nomi di figli e mogli che la scrittrice imprime sulla carta come si farebbe su una lapide bianca come il colore, quello della purezza, del sentimento di giustizia che ha portato alla morte quanti hanno osato combattere. Sentimenti che prendono vita dalle parole di parenti delle vittime intervistati da Colonna Vilasi e riportate in chiusura del saggio. «Avevo solo 10 anni quando mia madre e i miei fratelli sono saltati per aria per un’autobomba […] Lì ho trovato la morte, ho sentito il dolore bruciarmi dentro. Era il 2 aprile del 1985».

Cinzia Ceriani

(direfarescrivere, anno VIII, n. 76, aprile 2012)
 
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