Anno XXI, n. 235
ottobre 2025
 
La recensione libraria
L’importante sfida umanistica:
educare per resistere ai populismi
e per ritrovare il senso comune
Edito Armando, Europa e democrazia
nel saggio pedagogico di Augenti
di Ivana Ferraro
Il volume Nuova Europa e democrazia. Il ruolo dell’educazione e degli intellettuali di Antonio Augenti (Armando editore, 2024, pp. 108, € 12,00), rappresenta un contributo di forte impegno civile e pedagogico al dibattito contemporaneo sul futuro del continente europeo.
L’autore, già attivo con la rubrica “La scuola racconta l’Europa” sulla rivista Tuttoscuola, sistematizza in questo saggio una riflessione che intreccia politica, filosofia ed educazione. Il libro affronta il rapporto tra memoria e oblio, la crisi delle democrazie, il ruolo della cultura e la responsabilità degli intellettuali.
La tesi centrale è che la tenuta del progetto europeo non dipenda soltanto dalle istituzioni o dai mercati, ma dalla qualità dell’educazione e dal recupero di un umanesimo democratico capace di resistere a nazionalismi, populismi e derive autoritarie.

Memoria, crisi e progetto europeo
L’opera si apre con una meditazione sul nesso tra memoria storica e futuro del continente. Augenti parte da una constatazione: «Un futuro migliore, dal punto di vista del rispetto della persona, della tutela dei suoi diritti e del progresso collettivo, sta nel mantenimento della memoria».
La memoria, tuttavia, non può ridursi a rituale commemorativo, né a narrazione selettiva. Riprendendo le riflessioni di Paul Ricoeur e Tzvetan Todorov, l’autore insiste sulla necessità di bilanciare il dovere del ricordo con un diritto all’oblio che liberi dall’“abuso di memoria” e dalle strumentalizzazioni identitarie.
La memoria diventa così uno strumento pedagogico: nelle scuole e nelle università occorre educare i giovani a un uso critico del passato, affinché non diventino “schiavi della memoria”, ma sappiano elaborarla come risorsa per immaginare il futuro.
Non a caso Augenti parla di una “memoria del futuro”, concetto suggestivo che indica la capacità di proiettare scenari plausibili a partire dalle esperienze già vissute. L’Europa, in questa prospettiva, non è solo un insieme di istituzioni economico-politiche, ma un progetto culturale fondato su valori comuni. Tuttavia, l’autore denuncia come i manuali scolastici mantengano spesso una prospettiva strettamente nazionale, rinforzando divisioni piuttosto che un’identità europea condivisa.
Il compito educativo diventa allora quello di costruire una memoria storica collettiva capace di offrire legittimità e coesione all’Unione.

Democrazia sotto pressione
Il secondo asse del libro affronta il tema della crisi democratica in Europa. Augenti non nasconde le difficoltà: «Le democrazie attraversano una fase di forte malessere proprio nei paesi… dove hanno messo le radici e dove a lungo hanno prosperato».
La crescita dei populismi, dei sovranismi e delle pulsioni identitarie mettono in discussione non solo l’unità politica dell’Unione, ma lo stesso ethos democratico. Il fenomeno migratorio, le disuguaglianze sociali, l’erosione del welfare e la precarietà lavorativa alimentano dei sentimenti di chiusura, abilmente cavalcati dai movimenti nazionalisti.
Un elemento originale dell’analisi è l’attenzione al linguaggio politico. Seguendo Thomas Mann, Augenti denuncia la “triviale volgarità” del discorso pubblico contemporaneo, incapace di elevarsi al livello della cultura e ridotto a slogan aggressivi.
Qui la scuola assume un ruolo centrale: non basta trasmettere nozioni, ma occorre «formare i giovani all’esercizio di un pensiero critico, a lottare contro l’ingiustizia e la competitività accanita».
L’educazione, dunque, non è semplice istruzione tecnica, ma fondamento di una cittadinanza democratica. Il quadro delineato dall’autore è severo: l’Europa rischia di cadere in nuove forme di fascismo, non tanto ideologiche quanto sociali, caratterizzate dalla «profonda accettazione sociale della violenza».
Tuttavia, non prevale il pessimismo: Augenti individua nei giovani e nelle loro energie culturali la possibilità di invertire la rotta, a condizione che le istituzioni educative sappiano rafforzarne le competenze civili e critiche.

Il ruolo degli intellettuali e dell’educazione
La parte conclusiva del saggio concentra l’attenzione sulla responsabilità degli intellettuali e degli educatori. Secondo Augenti, l’errore dell’integrazione europea è stato quello di trascurare la cultura, costruendo un’unità “dall’alto” senza radicarla nella coscienza collettiva.
Oggi, più che mai, occorre che gli intellettuali non rimangano spettatori, ma diventino attori di un progetto di rinnovamento. La loro funzione è quella di restituire alla politica la dimensione etica e culturale, indicando nell’educazione lo strumento primario per formare cittadini liberi e responsabili.
La formazione, spiega l’autore, “non ostacola ma agevola e asseconda la spinta che la persona avverte di relazionarsi con gli altri”.
È un processo emancipativo che libera dai pregiudizi e permette all’individuo di autodeterminarsi. L’Europa, se vuole sopravvivere, deve diventare un laboratorio di democrazia e umanesimo, capace di affrontare la globalizzazione e l’innovazione tecnologica senza sacrificare la dignità della persona. In questo quadro, il richiamo a figure come Alcide De Gasperi, David Sassoli ed Enzo Bianchi non è ornamentale: essi incarnano modelli di impegno politico, etico e spirituale che l’autore propone come esempi per il presente.

Stile e figure retoriche
Lo stile di Augenti si distingue per un registro medio-alto, che unisce chiarezza divulgativa e rigore argomentativo. L’autore adotta una prosa scandita da anafore (“dobbiamo…”, “occorre…”) che imprimono ritmo e intensità, e da antitesi nette (memoria/oblio, democrazia autoritaria/autorità della democrazia, nazionalismo/umanesimo) che sottolineano i dilemmi del presente. Frequenti sono le interrogative retoriche, poste sia come titoli di capitoli (“Una democrazia vera è possibile?”) sia all’interno del testo, con la funzione di coinvolgere il lettore in un dialogo socratico. La ricchezza delle citazioni – da filosofi come Ricoeur a scrittori come Mann, da religiosi come Bergoglio a politici come Sassoli – costituisce non un mero apparato erudito, ma una vera strategia retorica: l’autore costruisce una polifonia di voci che legittimano e rafforzano la sua tesi.
Non manca un tono civile e quasi pamphlettistico, che avvicina il testo al genere dell’orazione politica, pur mantenendo il rigore di un saggio. La scrittura appare dunque al crocevia tra riflessione accademica e invito all’azione etico-politica.
Nuova Europa e democrazia è un testo, dunque, che, pur muovendosi su terreni già battuti dal dibattito europeo, riesce a proporre una sintesi originale orientata alla dimensione educativa. Il suo valore sta nell’aver riportato al centro del discorso politico la scuola, l’università e gli intellettuali, indicandoli come i veri custodi della democrazia. In un tempo in cui le democrazie occidentali mostrano segni di logoramento, di autentico depauperamento e l’Europa appare smarrita, il libro rilancia con forza l’urgenza di un “umanesimo elementare”, fondato sulla dignità del pensiero, sulla forza del linguaggio e sulla memoria condivisa.
Il merito di Augenti è duplice: da un lato, aver denunciato senza infingimenti i rischi di una regressione autoritaria e di una disgregazione europea; dall’altro, aver indicato nell’educazione e nella cultura le vie per una rinascita. Non è un’analisi neutrale né un esercizio di politologia astratta: è un invito appassionato a studenti, insegnanti e intellettuali a farsi protagonisti di un’Europa che non abdichi al proprio destino democratico. In questo senso, il libro rappresenta non solo un contributo ben strutturato, ma un manifesto civile, che chiede di essere discusso, criticato e soprattutto tradotto in pratiche educative concrete.

di Ivana Ferraro

(direfarescrivere, anno XXI, n. 235, ottobre 2025)
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