Anno XX, n. 219
aprile 2024
 
La recensione libraria
Universi paralleli che si incontrano
nonostante il tempo e lo spazio:
la potenza di un vero e forte amore
Da un progetto di Bottega editoriale, il romanzo
di Francesca Lami, moderno e immediato
di Adriana Colagiacomo
Che cosa c’è di più reale, onesto, diretto e sincero di una lettera, soprattutto in un’epoca come la nostra, dove i social network, le chat, le abbreviazioni sono diventate la normalità? Il piacere di scrivere una lettera o, come in questo caso una email, è qualcosa che abbiamo già perso o che sta sicuramente perdendo interesse o che, magari, releghiamo solamente a un ambito più formale. Un fitto carteggio che permette di ricostruire una vicenda corale è ciò che troviamo nel romanzo di Francesca Lami, @tristran @yseut. Una storia nata dai frammenti del poema di Béroul (Bottega editoriale, pp. 112, € 10,00), con la Prefazione di Marco Gatto e facente parte della “Scuderia letteraria” di Bottega editoriale.

L’intreccio di due realtà lontane nel tempo e nello spazio
«Le vicende di Tristano e Isotta sono una sorta di palinsesto su cui si gioca un doppio registro: quello più specificamente meta-letterario, che parte, secondo una strategia ben codificata, dalla scoperta del poema in francese antico attribuito a Béroul, e quello più intimamente legato all’intreccio, su cui si innesta una storia ambientata al giorno d’oggi».
Queste le parole di Marco Gatto nella sua Prefazione, parole che esprimono in maniera molto semplice e precisa la vera essenza di quest’opera: un filo rosso lega una storia romantica, passionale e moderna insieme all’esperienza dei protagonisti di un famoso poema antico. Il parallelismo, che l’autrice riesce a costruire abilmente, sembra basarsi su uno schema già molto ben collaudato nella tradizione letteraria, ovvero quello del ritrovamento di un manoscritto, che vede celeberrimi precedenti come quello di Manzoni, per citarne uno.
Ma sarebbe riduttivo fermarsi al semplice parallelismo. L’abilità dell’autrice sta nel non renderlo da subito palese. È come se toccasse con delicatezza le corde di una storia che ha diversi protagonisti, tutti ben delineati nelle loro velleità artistico-letterarie nonché nei loro caratteri, con lo scopo di incuriosire il lettore, farlo appassionare alla vicenda e guidarlo poi attraverso il dipanarsi assolutamente inaspettato degli eventi.
Personaggi tridimensionali, uno diverso dall’altro: una madre, Caterina, con il sogno di pubblicare qualcosa di grandioso, un marito, un fratello editore, dei figli, uno dei quali, il più anticonformista, sarà il vero centro del romanzo.

Un moderno romanzo epistolare
Tutta la storia si sviluppa su un fitto carteggio, su una fitta comunicazione epistolare, di cui non vogliamo svelare troppo per far godere al lettore la sua materia assolutamente originale.
Lo scambio di queste email tra i vari protagonisti permette non solo di seguire la gestazione editoriale precedente la pubblicazione della traduzione del manoscritto in francese antico di Béroul – o meglio, il tentativo di farne una degna di nota da parte di Caterina – ma permette anche e soprattutto di seguire questa particolare famiglia nelle sue piccole avventure e disavventure, nella manifestazione delle preoccupazioni, nei sentimenti che ognuno di loro esprime.
Il costruire un intreccio su uno scambio epistolare è un espediente antico, quasi quanto quello del finto ritrovamento di un manoscritto, ma si rivela una scelta vincente, oltre che attuale. È tutt’altro che obsoleta. Esiste, infatti, qualcosa di più immediato della corrispondenza? L’immediatezza, così come la si concepisce al giorno d’oggi, è sinonimo di risposta immediata e, quindi, di chat con risposte in tempo reale, di quelle famose spunte blu, indice di avvenuta lettura di un messaggio e portatrici di abnormi ansie quando la risposta non arriva nel giro di una manciata di minuti. Questo è il concetto attuale di immediatezza.
Ci si dimentica, troppo spesso purtroppo, che in una chat costellata di abbreviazioni, di emoji o di gif, manca il contatto con l’altro. Manca l’espressione vera e autentica di un sentimento, sia esso d’amore o di gioia o di rabbia. Manca tutto quello che un tempo veniva raccontato in una lettera e che oggi potremmo raccontare in una email se solo ci prendessimo tutto il tempo necessario per scriverne qualcuna, senza abbreviazioni, senza pollici in su o in giù, senza faccine e via dicendo. Soprattutto, se si smettesse di relegare la posta elettronica unicamente all’ambito professionale e formale.
Questo è ciò che si trova all’interno di questo romanzo. L’immediatezza dei sentimenti espressi attraverso una corrispondenza a cui quasi non siamo più abituati. Un parallelismo fra due realtà distanti, l’una moderna, vicino al nostro modo di vivere e sentire; l’altra lontana, sospesa in un mondo antico quanto magico e misterioso. Che si incontrano per caso e si intrecciano dando vita a un’opera di rilievo, magistralmente strutturata, sia sul piano lessicale sia su quello più meramente narrativo.

Adriana Colagiacomo

(direfarescrivere, anno XV, n. 167, dicembre 2019)
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