Anno XX, n. 219
aprile 2024
 
La recensione libraria
La vita di un uomo come tanti altri,
con ricordi dolorosi e pieni di gioia:
l’importante è avere i propri cari
Per Nep Edizioni Gaetano Giancane racconta
le difficoltà di Arturo, tra giovinezza e senilità
di Giuseppe Chielli
Il passato è un motivo, una costante che attanaglia le nostre esistenze. Le nostre vite altro non sono se non un ripetersi di situazioni. Per questo possiamo dire che nella vita il tempo è un concetto indefinibile e vago.
Su questo tema insiste il libro di Gaetano Giancane, Vecchiaia e gioventù (Nep Edizioni, pp. 264, € 17,10), un’opera che fa parte della “Scuderia letteraria” di Bottega editoriale. Nei vari capitoli, il libro osserva la vita di Arturo andando avanti e indietro sulla linea del tempo, dalla giovinezza, il suo passato, alla senilità in un presente che lo vede come ultranovantenne. In questa vaghezza spazio-temporale, risiede però un certo continuum poiché i temi che vengono trattati nel corso delle vicende hanno un nesso sia nell’attualità che nelle epoche passate, intrecciandole. Anche lo stesso genere romanzesco risulta essere un ibrido: si passa da una storia d’amore a una sorta di giallo, fino a toccare le elevate ma delicate vette del romanzo psicologico.

L’orfanotrofio… e la casa di riposo
In un’eterna progressione ciclica l’uomo “nasce, cresce, muore”. Di conseguenza si trovano due situazioni parallele durante l’infanzia e la gioventù. Da bambino, Arturo soffre la condizione di orfano in un istituto, una situazione che per tutta la vita lo ha destabilizzato, in continua ricerca delle proprie origini e degli affetti. Nelle prime righe l’autore, che “fotografa” i personaggi anche dall’interno, così narra: «Si soffermò soprattutto sull’età del bambino, cui corrispondevano i primissimi anni della propria infanzia, che ricordava solo perché gli era stata raccontata al fine di spiegargli i motivi per cui non avesse mai avuto un padre né una madre […]». Durante la vecchiaia invece termina i suoi giorni, solo, in una casa di riposo. Da qui scaturiscono una serie di riflessioni sulla condizione degli anziani da parte del protagonista: «Bisognerebbe far mantenere all’anziano quel grado di dignità avuto in gioventù, cosicché non venga considerato un peso sociale, ma un membro della collettività uguale a tutti gli altri, quasi come se un contratto pubblico mettesse su un piano paritario tutti i suoi componenti. […]». Nella nostra società, infatti, gli anziani sono come un peso e spesso messi in un angolo.

Un amore senza tempo
Non viene raccontato solo il dolore della vita di Arturo, ma anche le gioie, come la storia che vivrà con Anna, una ragazza conosciuta tra i banchi dell’università. Qui si aggancia anche la condizione di studenti. L’autore descrive il tutto come se fossero i nostri giorni, sebbene si deduca come la vicenda sia ambientata negli anni Quaranta. In quest’epoca era sicuramente molto difficile per le donne già solo ricevere una prima istruzione; dunque erano pochissime quelle che riuscivano ad accedere alle università. La storia viene descritta in maniera toccante soprattutto il momento dell’allontanamento dei due per uno strano gioco del fato, che è loro avverso. Arturo si sposerà in seguito con Antonia, ma il suo vero amore resterà sempre Anna. Il lettore lo scoprirà quando il protagonista, ormai nonno, conoscerà la fidanzata del nipote, vivendo anche una sensazione di déjà vu: «[…] io un tempo conobbi una donna che per un momento mi è sembrato di rivedere tanta è la somiglianza e il suo nome era proprio Anna. […] Mio nipote mi somiglia moltissimo quando io avevo la sua stessa età e la sua ragazza sembra la mia Anna quando era giovane. Tutto questo mi pare una visione offertami dalla natura, perché guardando loro è come se vedessi me stesso e la persona che tanto ho amato».
Un argomento che si sposa con quest’ultimo è quello della solitudine. L’uomo è fatto per vivere assieme a chi ama, e perdere la propria amata è causa di forte tristezza.
Un libro dunque, che più che far vivere con gli occhi della mente taluni temi, ne abbraccia alcuni importanti che trascendono la sfera del tempo, riflettendo su come possa essere sempre interessante e piena di bellezza una vita “comune”.

Giuseppe Chielli

(direfarescrivere, anno XV, n. 166, novembre 2019)
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