Anno XX, n. 218
marzo 2024
 
La recensione libraria
La storia al femminile di una terra:
il forte carattere delle donne
ne riscrive le pagine da Nord a Sud
I ritratti di undici guerriere raccolti da Rubbettino
per raccontare l’orgoglio e l’impegno politico
di Gilda Pucci
Sono sempre poco ricordate, o poco presenti, nella storia, le donne: relegate spesso ai margini dei grandi avvenimenti, i destini del mondo troppo poco spesso appaiono scritti anche da gesta al femminile, eppure queste gesta, queste donne, ci sono state e ancora ci sono. E così, attraverso il ritratto di undici donne, Rubbettino ha deciso di raccontare il volto di una Calabria con la sua volontà di coesione, l’idea di cambiamento, l’orgoglio territoriale nel dopoguerra. Tutto questo è l’Ape furibonda. Undici donne di carattere in Calabria, di Claudio Cavaliere, Bruno Gemelli, Romano Pitaro, con la Prefazionedi Susanna Camusso, un libro sofisticato, leggendario, certamente curioso.
Il testo si ispira direttamente alla poesia Una piccola ape furibonda di Alda Merini ed è un documento di valorizzazione della donna spesso relegata seguendo i luoghi comuni, nel meridione, a poche mansioni, pertanto un testo meritevole, veritiero, semplice, veloce, intenso, da apprezzare e amare ad ogni età e latitudine. Grazie alla penna coraggiosa e coinvolgente degli autori, allo studio e al lavoro di ricerca, ne esce fuori un collage al femminile perfetto, con figure di donne rilevanti per vari motivi che sanno incastrarsi anche fra loro.

Storie di coraggio al femminile
Undici nomi, undici vite diverse: sono quelle di Maria Oliverio, Maria Teresa De Filippis, Anna Maria Peduzzi, Ada Pace, Giuditta Levato, Giuseppina Russo, Serafina Battaglia, Rita Pisano, Caterina Tuferalli Palumbo, Rosa Graziano, Maria Elia De Seta Pignatelli.
I ritratti tra le pagine del libro mettono in evidenza l’impegno civico, istituzionale, politico di donne forti, carismatiche: storie di partigiane, di belle briganti, come ad esempio Ciccilla, che non rappresentava il banditismo sociale e la delinquenza comune ma «un’azione ribelle contro l’autorità ricattatoria e spergiura» dell’epoca. Storie di sindacaliste, di contadine, imprenditrici, di sportive in corsa, donne tutte molto diverse fra loro per istruzione, ideologia, fisicità, ma tutte accomunate dall’amore per questa terra e dalla consapevolezza di sé: essere donne non significa essere inferiori, o incapaci di lasciare il segno.
Ogni donna diviene nel testo non solo protagonista di una storia personale degna di nota, ma anche uno strumento per tracciare un pezzo di storia calabrese: il blocco latifondista che impedì lo sviluppo economico della regione, l’occupazione delle terre e le lotte per attuare il decreto del presilano Fausto Gullo; il cancro della ‘ndrangheta tramite il ritratto di Serafina Battaglia, una donna di mafia poi pentita che ci permette di riflettere sul problema della criminalità che prosciuga ogni risorsa e crescita in Calabria. Ancora, con la storia di Maria, la marchesa della Sila, invece si discute della statale 106, una strada tra mare e montagna, necessaria, importante, vista come futuro, cambiamento, nata per attraversare un parco archeologico.

Donne: il motore del mondo
Tutte queste donne sono sinonimo di coraggio e sintomo di cambiamento, stimolo, energia. Non sono per nulla passive, anzi sono lo scossone di cui il Sud ha sempre avuto bisogno. Sono delle riformiste, ognuna a suo modo. Apparentemente silenziose, introverse, le donne calabresi sono il motore della famiglia, ma anche del territorio.
Di Ciccilla, si ricorda un degno tratteggio nel libro del poeta e scrittore locale Peppino Curcio, che la descrive come una donna ribelle, che non china la testa, essenziale per l’attuazione del modello Gullo, ma non è la sola: tra una riga e l’altra gli autori ci presentano una contessa pilota di Porche che gareggia per il Gran premio di Monaco e tante altre donne che per il loro temperamento e audacia si sono distinte mettendo anche a repentaglio la loro vita, donne emancipate, donne senza paura che esaltano la nostra terra martoriata.
Un libro davvero profondo, curato, a volte commovente ed emozionante. Ogni storia merita di essere letta, e questo piccolo grande mondo al femminile è un volto della storia che tutti dovrebbero conoscere, così da emulare e impegnarsi per cambiare le sorti di questo territorio che è “madre e matrigna”.

Gilda Pucci

(direfarescrivere, anno XIV, n. 152, settembre 2018)
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