Anno XX, n. 219
aprile 2024
 
La recensione libraria
Riscoprire l’utilità dell’inutile:
quando il sapere senza scopo di lucro
diventa antidoto contro l’intolleranza
Per Bompiani un saggio godibile e pungolante
che percorre le strade della conoscenza
di Mariarosaria Murmura
A volerlo collocare pittoricamente, questo saggio potrebbe essere descritto come un’appassionata, lunga e piacevole dissertazione in salotto, elargita con amore e una certa leggerezza che la rende godibile e consolante come un pomeriggio d’inverno speso fra una tazza di tè, dolcetti fragranti, appena sfornati, e buoni amici davanti al fuoco. Dopo il successo riscosso in Francia, arriva finalmente anche in Italia L’utilità dell’inutile. Manifesto di Nuccio Ordine (Bompiani 2013, pag. 262, € 9,00).
Scorrendo la biografia dell’autore, si fa la conoscenza di un “uomo di lettere”, riconosciuto e attivo in buona parte del mondo: dalla Légion d’Honneur alla laurea honoris causa dell’Universidade federal do Rio Grande do Sul di Porto Alegre, dalla fellowship dello Harvard university center for Italian Renaissance studies e della Alexander von Humboldt Stiftung alla nomina di commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Oltre ai numerosi riconoscimenti e alle missioni da inviato in molte università ed istituti di ricerca prestigiosi (Yale, New York university, Paris IV-Sorbonne, fra gli altri), il professor Nuccio Ordine, ordinario di Letteratura italiana all’Università della Calabria, è un appassionato studioso di Giordano Bruno, cui ha dedicato tre pubblicazioni tradotte in undici lingue. Il che lascia presagire il fine di un testo che dall’ossimoro scelto per titolo trae la propria forza rivoluzionaria e provocatoria.

L’importanza della dignità: letteratura e filosofia ci salvano
Nuccio Ordine traccia un percorso armonico con un numero imponente di frammenti di pensiero che abbracciano il sapere umano, quasi una passeggiata fra ansie e speranze di chi ha faticosamente tenuto gli occhi aperti sul visibile, ma soprattutto sull’invisibile, sul possibile.
Attraverso la letteratura e la filosofia, l’uomo dovrebbe imparare a riconoscere che l’inferno dei viventi non è quello che sarà, ma ciò di cui è circondato in terra, rappresentato dalle icone della barbarie dell’utile, dalle sanguisughe del profitto, dai mostri ciechi dell’egoismo e che una speranza esiste ed è rappresentata dall’attenzione alla gratuità e al disinteresse, valori ormai considerati controcorrente e fuori moda.
Lontano dal tedio antologico, stretto dai vincoli cronologici, il saggio di Nuccio Ordine è come una festa di un tempo in cui si materializzano, di volta in volta, in modo elegante ed efficace, coraggiosi esponenti dell’umanità, senza confini né etichette. La fantasia visionaria di Italo Calvino dà la mano a John Maynar Keynes, padre della macroeconomia, Dante e Petrarca strizzano l’occhio a Gabriel García Márquez condividendo la condanna contro il vile, bieco accumulo di denaro mentre l’Ariosto e Cervantes si scambiano i racconti delle esperienze di due vecchi amici. Non mancano – per fortuna – le provocazioni: «Ciò che è utile è brutto come il cesso», tuona Théophile Gautier, mentre l’obiettivo di formare un gentleman, tipico di John Locke, votato ai saperi tecnici e scientifici fondati sul pragmatismo e l’utilità, ci regala un’invettiva contro la poesia che non fa invidia ad interventi televisivi cui ci hanno abituato – ormai – certi talk shows di quart’ordine.
Il cammino attraverso il Bello e il Buono passa anche per le strade di Utopia, per goderne la bellezza impossibile, appunto, senza tralasciare di far visita alla cosiddetta letteratura per ragazzi che, magicamente, apre le porte delle case di Aristotele e Platone, così luminose e scomode.
La bellezza, il gusto, il puro desiderio di conoscere, l’endemica ricerca della verità, motore della dignità umana, sono la giusta scenografia in cui prende vita la “lezione” del professor Ordine, concepita e scritta per essere compresa, a patto di provare un po’ di curiosità, da chiunque.
Da un formatore di professione ci si può aspettare una dura critica al disimpegno delle istituzioni nei confronti della cultura dell’insegnamento, così che, puntualmente, Nuccio Ordine impiega una piccola ma efficace parte del suo scritto a descriverne limiti e rischi, attualità e prospettive. La fede nella possibilità di salvezza dell’uomo, nonostante l’inferno in cui vive, attraverso la ricerca della sapienza per il puro godimento di esercitarla, è il respiro spirituale che pulsa costante nelle pagine del saggio, dalla prima all’ultima, rappresentando l’antidoto naturale contro l’insensibilità, il fanatismo e l’intolleranza.
A chiudere e completare l’appassionata apologia dell’utilità del sapere senza scopo di lucro, un breve saggio di Abraham Flexner, apparso riveduto ed ampliato nell’ottobre del 1939 sullo Harper’s Magazine e per la prima volta tradotto in italiano da Lorenzo Matteoli, L’utilità del sapere inutile, che completa la visione umanistica di Nuccio Ordine con un punto di vista scientifico, perfettamente in linea con gli obiettivi e lo stile, godibile e pungolante, del docente calabrese. Partendo dalla storia della scoperta dell’elettricità, della dinamite e della batteriologia, Flexner ci mette in guardia dall’errore di attribuire ad una sola persona il merito esclusivo di una scoperta scientifica, calcando la mano sulla necessità di libertà dello spirito. L’umanità è capace di innumerevoli esperienze teoriche, spirituali e pratiche che costituiscono la sua immensa ricchezza. Che bisogno c’è di catalogarle o etichettarle?
Le ultime tre pagine del saggio di Flexner sono dedicate alla descrizione dell’Institute for advanced study di Princeton, fulgido esempio di libertà fisica e spirituale, dove l’autore lavorava all’epoca della redazione del saggio: «L’Istituto esiste come un paradiso per gli studiosi che, come i poeti e i musicisti, si sono meritati il diritto di lavorare come più gli piace: è in queste condizioni che ottengono il meglio di se stessi».

È difficile e scomodo comprendere l’inutile
L’utilità dell’inutile è presentato, in copertina, come un manifesto. E sebbene si abbia la conferma, pagina dopo pagina, che fin dagli albori della civiltà l’uomo ha combattuto lo stesso nemico, arrivando alla fine si prova la stessa nostalgia di quando si saluta un amico che parte per un lungo viaggio. L’utilità dell’inutile. Manifesto è un libro-musa, da tenere a portata di mano come un rimedio curativo o consolatorio perché «utile è tutto ciò che ci aiuta a diventare migliori» e «la coltivazione del superfluo e di ciò che non produce profitto possono, comunque, aiutarci a resistere, a tenere accesa la speranza, a intravedere quel raggio di luce che ci permetterà di percorrere un cammino dignitoso», che ci farà capaci «di rendere più umana l’umanità».

Mariarosaria Murmura

(direfarescrivere, anno IX, n. 96, dicembre 2013)
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