Anno XX, n. 220
maggio 2024
 
La cultura, probabilmente
Linguistica, glottodidattica e molto altro
nel periodico degli insegnanti di italiano
che portano al mondo la lingua di Dante
Culturiana, la rivista semestrale distribuita dall’editore Bonacci
che mantiene unita la comunità globale degli “addetti ai lavori”
di Clementina Gatto
Esiste ed è attiva dal 1989, con alcune interruzioni, una rivista dedicata all'insegnamento dell'italiano come lingua straniera. Si chiama Culturiana (edita da Culturiana Srl e distribuita da Bonacci editore; pp. 52, € 10,00) ed è, come recita il sottotitolo, una «rivista di linguistica, glottodidattica e informazione culturale per insegnanti di italiano come lingua straniera». Suo obiettivo è creare una vera e propria comunità tra gli “addetti ai lavori”, dando corpo a una rete impalpabile fatta di condivisione: esperienze, proposte, metodi, recensioni di libri, studi e novità in materia sono tradotti in parola e riportati due volte l’anno nelle pagine della rivista.
Il periodico è nato nel 1989 ed è stato pubblicato ininterrottamente per dodici anni. Nel 2007, dopo una pausa editoriale di sei anni, la rivista si ripropone, rinnovata nella veste grafica e nei contenuti, e costituisce il trait d’union per gli specialisti di italiano come lingua seconda o straniera in Italia e nel mondo. Attraverso il sito www.culturiana.it, inoltre, crea e tiene unita una comunità virtuale di specialisti del settore.
La società editrice Culturiana Srl nasce nel 1989 e ha un lungo passato a sostegno della diffusione della nostra lingua. Oltre alla rivista, infatti, queste alcune delle sue iniziative: una collana di approfondimento alla rivista, Biblioteca di Culturiana, le cinque edizioni della Mostra-congresso internazionale “EspoLingua” di Roma, il Progetto “Italnet” di insegnamento della lingua italiana a distanza; poi convegni, seminari e presentazioni di materiale didattico in Italia e all’estero.
Per avere nozione completa delle iniziative della società, si rimanda al sito.

«Non è mai troppo tardi»
Il numero di Culturiana che abbiamo tra le mani è il secondo dell’anno 2007. La copertina “inquadra” un televisore a tubo catodico – di cui ancora qualche esemplare resiste in casa dei nonni dei nostri figli i quali, crescendo, non se li ricorderanno più e penseranno che il televisore sia sempre stato uno schermo ultrapiatto a cristalli liquidi. Nel televisore, il titolo di un programma: «Non è mai troppo tardi».
Motivo di questa che può sembrare una digressione, è quel passato in cui ci porta, virtualmente, la rivista: come leggiamo nell’Editoriale di Carlo Nofri, infatti, il 2007 ha segnato dieci anni dalla scomparsa di Alberto Manzi, il «maestro d’Italia» che ha contribuito ad alfabetizzare milioni di italiani negli anni Sessanta con il succitato programma televisivo di cui questa generazione di nonni ha buona memoria. A lui sono dedicati alcuni articoli e interviste, tra cui una alla moglie, Sonia Boni Manzi.
Ancora in copertina, a grandi lettere, è indicata l’altra macroarea che questo numero approfondisce: il rapporto tra teatro e glottodidattica nell’apprendimento della lingua italiana. Proprio in seno alla rivista Culturiana, infatti, nasce il Progetto biennale europeo (2008-2009) “Glottodrama” (finanziato dall’Unione europea nell’ambito del programma di formazione permanente), laboratorio di ricerca pedagogica e linguistica basato sullo sviluppo di progetti interdisciplinari per il potenziamento dei metodi e dei materiali didattici nell’insegnamento dell’italiano come lingua straniera.

L’italiano nel mondo. Un po’ di storia
Culturiana nasce in un momento di grande popolarità della lingua italiana all’estero, che durava dai primi Anni ’80; popolarità davvero sorprendente per gli studiosi del tempo, se si considera che, fino ad allora, i programmi di diffusione della nostra lingua erano stati piuttosto blandi nella penisola, rivolti principalmente a sostegno della scuola per i figli dei nostri connazionali emigrati.
I risultati della sola ricerca fino a quel momento condotta, riportano che, all’estero, l’italiano era studiato in quanto considerato lingua di una prestigiosa tradizione culturale. Fermo restando ciò, bisogna considerare anche il cambiamento d’immagine del nostro paese a partire dagli Anni ’70, che si veste di modelli del buon vivere, capolavori cinematografici, campioni sportivi e artisti: l’Italia non è più solo la terra di Dante e Michelangelo, ma anche di Enzo Ferrari, della moda di Giorgio Armani, della musica di Luciano Pavarotti.
L’Italia comincia a essere una meta per molti immigranti, lungi dall’essere soltanto luogo da cui tanti italiani – fino a quel momento – emigravano.
Un’altra indagine − “Italiano 2000” − è stata commissionata nel 2000 dal Ministero degli affari esteri agli studiosi Tullio De Mauro e Massimo Vedovelli, e ha portato alla luce un nuovo insieme di motivazioni alla base della “domanda di italiano” da parte dei non italofoni. Questo studio più recente, infatti, ha svelato che oltre la metà dei nuovi studenti di italiano sono immigrati stranieri – da cui deriva la necessità di consolidare la formazione degli insegnanti a casa nostra, senza trascurare la diffusione della nostra lingua anche all’estero.

Clementina Gatto

(direfarescrivere, anno V, n. 44, agosto 2009)
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