Anno XX, n. 219
aprile 2024
 
La cultura, probabilmente
Imparare l’italiano usando stimoli visivi
per sviluppare il dialogo tra gli studenti
presentando la cultura del nostro paese
Immagini rubate dagli scatti di aspiranti fotografi d’oltremare:
un impulso all’uso creativo della lingua L2, edito da Bonacci
di Clementina Gatto
Quello che qui presentiamo è ancora una volta un testo rivolto a studenti di italiano; ciò che lo rende unico è il suo particolare utilizzo del codice iconico in associazione a quello linguistico. Infatti, Foto parlanti. Immagini, lingua e cultura. Livello intermedio (Bonacci, pp. 96, € 12,00), come lo stesso titolo illustra, è un valido supporto per corsi di italiano orientati a sviluppare le abilità orali degli apprendenti con l’utilizzo delle immagini come stimoli visivi.
Da sottolineare inoltre che le autrici,Vittoria Tettamanti (docente di Lingua italiana presso la “Syracuse University” di Firenze, uno dei sette centri internazionali per programmi di studio all’estero facenti capo all’omonima università statunitense) e Stefania Talini (docente di Fotografia presso lo stesso ateneo) si sono occupate rispettivamente della parte pedagogico-linguistica la prima e dell’apparato iconografico la seconda. Al fine di realizzare il lavoro, hanno operato una selezione accurata delle foto con lo scopo – a nostro avviso pienamente realizzato – di presentare svariati elementi culturali della nostra penisola.
Ma perché insegnare l’italiano attraverso le immagini?
A questo proposito, nella Prefazione al testo, Anthony Mollica (“Brock University”, St. Catharines, Ontario) spiega che l’immagine è molto valida nell’apprendimento di una lingua straniera. Egli così motiva la scelta dei testi visivi: «convinti che l’immagine può essere utilizzata come stimolo per la conversazione e la discussione, abbiamo utilizzato foto umoristiche, drammatiche, culturali che servono a incoraggiare lo studente a parlare nella lingua in apprendimento».

Foto e parole: una relazione possibile
Foto parlanti si rivolge a studenti di lingua di livello intermedio, ai quali propone un insieme di attività create in modo da stimolare la comunicazione spontanea e che puntano a potenziare l’interazione.
Il testo raccoglie immagini in bianco e nero dell’Italia, realizzate da studenti stranieri del corso di Fotografia della suddetta “Syracuse University” a Firenze. Esse sono il punto di partenza di ogni attività e insieme il fulcro di ogni scheda di lavoro. Ciascuna scheda è suddivisa in quattro parti e organizzata come segue: a ogni foto segue una parte dedicata all’arricchimento o all’acquisizione del vocabolario (Per attivare il lessico); segue l’analisi del testo visivo attraverso alcune domande e altre attività di comprensione (Per parlare un po’); successivamente il lavoro è orientato alla sintesi: si punta cioè a stimolare la creatività dello studente per fargli verbalizzare concetti e interpretazioni personali dell’immagine, attraverso attività orali e scritte che mirano al riutilizzo creativo della lingua (Tocca a te!). La sezione Idee a confronto, infine, propone spunti per una riflessione su alcuni aspetti culturali dell’Italia, svelandone curiosità, suggerendo confronti e proponendo discussioni.
Per finire, in fondo al libro, un’appendice raccoglie le chiavi delle attività e alcuni suggerimenti e strategie per utilizzare al meglio il testo.

La comunicazione orale come spunto di riflessione sulla lingua
Condividiamo a pieno con le autrici l’idea secondo cui l’uso dell’immagine sia estremamente vantaggiosa: il codice linguistico, per quanto incredibilmente elaborato, è un sistema di simboli paragonabile – con le dovute cautele – a quello iconico: entrambi vengono condivisi dai parlanti, a un certo livello, per mettere a fuoco la realtà e darne un’interpretazione. Le immagini, inoltre, essendo da sempre un ausilio per la comprensione e la trasmissione di informazioni, sono alla base della storia comune e della cultura di ogni gruppo umano.
Partire dal codice iconico per “isolare” e condividere concetti già presenti nella propria lingua madre, permette di facilitare il lavoro di ricostruzione di essi – a ritroso – nella lingua di arrivo. In altre parole, la rappresentazione iconica dei concetti è un’ottima fase di passaggio dal grado di astrazione simbolica di ciascuna lingua all’altra. Per far ciò, l’icona realizza un concetto in forma grafica, rendendolo in qualche modo tangibile e facile da “recuperare” nella propria competenza linguistica di parlanti madrelingua.
L’immagine, oltretutto, per il suo potere naturalmente evocativo, rappresenta un valido strumento per motivare lo studente all’interazione orale. Dal momento in cui lo studente sarà intento a realizzare una conversazione – magari per scambiare impressioni o condividere riflessioni o raccontare esperienze personali – il suo impegno sarà volto alla ricerca di strumenti linguistici: quale miniera più ricca per espandere il lessico e far emergere questioni “legate al codice”?
L’occasione, dunque, si presenta valida anche per stimolare la riflessione metalinguistica.
Per concludere, ancora una volta con le parole di Anthony Mollica, Foto parlanti «offre una veduta della lingua e della cultura in apprendimento con lo sguardo dello studente che “scopre” un nuovo modo di pensare e di agire».

Clementina Gatto

(direfarescrivere, anno IV, n. 35, novembre 2008)
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