Anno XXI, n. 233
luglio 2025
 
La cultura, probabilmente
Resistenza, ricordo e impegno:
la cultura come strumento per custodire
e per costruire al meglio il domani
Fiap e Sapienza insieme per il Premio Democrazia e Libertà,
un concorso che premia la memoria storica e i valori civili
di Ivana Ferraro
La democrazia ha bisogno di cittadini pensanti e i cittadini pensanti nascono da una cultura diffusa, consapevole e critica. È da questa certezza, che affonda le radici nel pensiero di Tullio De Mauro e di Zygmunt Bauman, che prende vita il Premio Democrazia e Libertà, un nuovo e ambizioso progetto culturale promosso dalla Fiap (Federazione italiana associazioni partigiane in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma, in particolare con il Centro Altiero Spinelli del Dipartimento Saras (Storia, Antropologia, Religioni, Arte e Spettacolo).
Il premio nasce con una missione ben precisa: riconoscere e sostenere, attraverso la valorizzazione di opere letterarie e saggi, la cultura democratica, la memoria della Resistenza e la difesa attiva dei valori costituzionali. In un tempo in cui le democrazie appaiono vulnerabili, svuotate nei significati e spesso minacciate dal populismo e dalla disinformazione, l’iniziativa si propone come strumento civile e culturale di resistenza. Come afferma Antonello Capurso, Segretario del premio, «democrazia e libertà non sono garantite una volta per tutte: sono una scelta quotidiana, una responsabilità culturale».
Il regolamento completo del premio è disponibile su www.fiapitalia.it, mentre per qualsiasi informazione si può scrivere pure a questo indirizzo email: premio@fiapitalia.it.

Un premio, tre sezioni: letteratura, saggistica e università
Il Premio Democrazia e Libertà si articola in tre sezioni principali, configurandosi come un premio multiplo, creativo e profondamente integrato nel tessuto culturale e accademico del Paese:
1. Il Premio Letterario: dedicato a opere di narrativa – romanzi, racconti, graphic novel – che sappiano raccontare la democrazia, la giustizia e la libertà, ispirandosi ai valori dell’antifascismo e della Costituzione;
2. Il Premio Storico-Giuridico: riservato a saggi che affrontino tematiche connesse alla storia della Resistenza, all’evoluzione della democrazia repubblicana, al diritto costituzionale, ai diritti umani e alla partecipazione civile;
3. Il Premio Ferruccio Parri: la novità più rilevante e significativa, è dedicato specificamente al mondo universitario. Destinato a tesi di laurea magistrale e di dottorato discusse negli anni accademici 2024/2025 e 2025/2026, premierà il lavoro che meglio esprima e interpreti i principi della democrazia, della libertà, della giustizia sociale e dell’impegno antifascista. La tesi vincitrice sarà pubblicata.

La collaborazione con La Sapienza: cultura accademica al servizio della cittadinanza
La realizzazione del Premio Ferruccio Parri è stata resa possibile grazie al sostegno attivo dell’Università La Sapienza di Roma, con il coinvolgimento diretto del Centro Altiero Spinelli e delle Facoltà di Lettere e Filosofia, Giurisprudenza e Scienze Politiche. Il contributo della Magnifica Rettrice Antonella Polimeni è stato determinante per dare legittimità e forza al progetto, il quale si pone non solo come riconoscimento accademico, ma anche come strumento di cittadinanza attiva.
La scelta di dedicare un premio universitario a Ferruccio Parri, figura simbolica della Resistenza e primo Presidente del Consiglio dell’Italia libera, è carica di valore. Fondatore della Fiap, Parri fu uomo di cultura e d’azione, e incarnò con rigore etico e civile l’idea di una Repubblica fondata sul pensiero critico e sulla partecipazione. È nelle aule universitarie che, oggi come allora, si coltivano gli anticorpi della democrazia: la conoscenza storica, l’educazione al diritto, l’elaborazione di una memoria collettiva che non dimentica.

La nascita e la storia della Fiap (1945-1986)
È opportuno, a tal punto, citare molto brevemente la nascita e lo sviluppo dell’Ente Promotore, Fiap.
Come profeticamente aveva previsto Ada Gobetti la sera del 25 aprile 1945, la lotta politica nell’Italia post-fascista si sarebbe “frantumata in mille forme”, e così avvenne anche per le associazioni combattentistiche. Con lo scoppio della Guerra Fredda, l’Anpi si trovò egemonizzata dalle sinistre social-comuniste, portando gli ex partigiani azionisti guidati da Ferruccio Parri a sentirsi sempre più emarginati. La rottura definitiva avvenne il 25 aprile 1948 quando Parri venne fischiato durante una manifestazione a Milano, spingendolo a costituire il 9 gennaio 1949 la Fiap. L’associazione si caratterizzò per la struttura federalista, l'orientamento antitotalitario e l’impegno per la memoria resistenziale. Negli anni seguenti la Fiap attraversò diverse fasi: dal riconoscimento ufficiale negli anni ’60, al cambio di leadership con Francesco Albertini (1969) ed Enzo “Enriques” Agnoletti (1976), fino alle tensioni degli anni ’80 con il Psi di Craxi per le sue aperture verso il Msi ed episodi come la scarcerazione di Walter Reder. Dopo la morte di Enriques Agnoletti nel 1986, Aldo Aniasi divenne presidente, mantenendo l’impegno dell’associazione per l’autonomia, l’antifascismo democratico e la trasmissione della memoria resistenziale alle nuove generazioni.

Un progetto che guarda avanti: tra passato e futuro
Il Premio Democrazia e Libertà si pone dunque come ponte tra la memoria e il futuro, attraverso la convinzione immarcescibile che il modo migliore per onorare il passato sia coltivare il presente e preparare il domani. L’ambizione è quella di rinnovare lo spirito migliore della nostra Repubblica, valorizzando la produzione culturale e l’impegno civile di scrittori, studiosi, studenti. In un tempo segnato dalla crisi della rappresentanza, dalla polarizzazione sociale, dal degrado del dibattito pubblico, il premio si presenta come un gesto di resistenza culturale, ma anche come invito alla partecipazione attiva.
Ogni anno, grazie a una giuria qualificata composta da intellettuali, docenti e storici, verranno premiate opere che non solo eccellano per valore letterario o scientifico, ma che sappiano anche parlare al cuore della nostra società, risvegliando nelle lettrici e nei lettori il senso profondo della democrazia come bene comune e partecipazione diretta.
Nel solco delle parole pronunciate da Ferruccio Parri, che affermava «senza cultura non c’è libertà. Senza libertà, la cultura diventa menzogna», il premio si propone come un segnale forte, chiaro e generativo, in grado di tenere vivo il legame tra libri, pensiero critico e società democratica. «Un albero che affonda le radici nella Resistenza e cresce verso il futuro»: questo è, oggi, il Premio Democrazia e Libertà.

Ivana Ferraro

(direfarescrivere, anno XXI, n. 233, luglio 2025)
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